Sentinelle allevate nel convento della logica primordiale, trasportano tonnellate di piombo, credendo d'emanciparsi sul palcoscenico delle emozioni.
Per non incoraggiare passioni emancipate, coltivano cemento nell'orto di nirvana.
Addensano inconcepibili frontiere, sguinzagliano squarci tremuli, rovesciano arcobaleni, intrecciandoli con sculture arroganti e soffuse regressioni.
Idolatrano monotonia, cospargendo, su arabeschi amorfi, levigate sequele di sopite finzioni.
Scolpiscono rituali pretesti su labbra congiunte ed esili sospiri.
Filamenti sfilacciano, sussurrando all'oceano agguati e grovigli di frondose delusioni, ospitano cadenze consumate e sigilli riverniciati di stupore.
Mormorano bisbigli contundenti a sogni coricati in maleodoranti chiazze d'insonnia.
Per gioco o per malizia, svelano sedimenti espressivi, proiettandoli su pareti ricamate di venature intellettuali, madide di propositi irrealizzabili.
Intonano scalpore al ritmo di irreversibili sommosse parallele, quando s'imbattono in cocenti beffe esistenziali.
Scalciano, allora, manciate di pudore, ma diafane allusioni ed appelli dalla processione del dolore li rincorrono, aggiungendo perversa risonanza a quel vagabondare.
È cosi che si diluiscono i colori dei suoni senza tempo.
Nessun commento:
Posta un commento