giovedì 30 gennaio 2020

LA FACCIA DELLA FAVOLA INSODDISFATTA









Si ripiega la faccia della favola insoddisfatta che riflette la noia dei muri di cemento.
Conserva zolle di temporale inaridito, stracci barattati alla dignitá degli occhi di chi cerca ricordi dove il silenzio si batte per accarezzare l'argento dei binari ch'é proibito attraversare.
Camicia emozionata, si lamenta al suono di dolcezze allineate sul comodino barcollante tra nero e bianco.
Diffida dei campi di grano e delle cicogne che li frequentano, si aliena preghiere imbottigliate per affittarsi la cecitá del nulla, e nascondere i sorrisi della pazzia tra le pieghe di movenze dettate da umori contagiosi.
Per viaggiare, utilizza parole oziose, dimenticate da voci amare rivestite di polvere invisibile, soffice come l'atmosfera sospesa d'un miraggio che, invaghendosi alla luce fioca del tramonto, insinui la sua canzone tra fiori secchi e deserti di foglie bianche.
 




lunedì 27 gennaio 2020

ROSA DI MUSCHIO









Abita in un mazzo di carte truccate la rosa che manifesta sapore di muschio, incapace di giocare la parte di farfalle che s'abbeverano di rugiada, rivaleggia con chi ostenta sorrisi al nascondiglio dei regali della luna.
Elegante e seduttrice, sfugge, senza capirne il motivo, alle pagine scritte sotto la cenere di carezze stanche degli occhi che ipnotizzano il movimento ondoso di mari noiosamente insolenti.
Srotola i petali contro tramonti impetuosi, nel ballo variopinto di fantasie in cerca d'identitá, per, poi, al finir del giorno, immergersi in una pozza scura, come gabbiano che svesta l'autunno di tutti i batticuori naufragati da vascelli innamorati.
Finisce su sentieri, dove, nebbie struggenti, rispondono in silenzio al pianto di chi raccoglie mazzi fioriti di aquiloni che, esaurito il coraggio di volare, si lasciano cadere come sassi di velluto tra macerie di pensieri insopportabili.




venerdì 24 gennaio 2020

I CONFINI DELLA REALTÁ








Incollare la mente al confine della realtá é come gestire un passatempo rovesciando gli occhi sulle emozioni provocate dalla mania di volare.
Produce vibrazione forte, allunga i giorni annaffiandoli di giustizia tempestosa, mentre si raccoglie  rosmarino selvatico e s'attende d'inditreggiare difronte alla fame che logora il silenzio.
Corazza di chiodi saccenti l'avvenire delle idee antiche che conviene dimenticare.
Dirada la nebbia delle contraddizioni, sfigura sospri che, pettegoli, frammentano, sfigurandole, nuvole gelide, incamminate da preghiere perdenti.
Toglie ritmo al conteggio delle ore, soffoca la sequela di bugie che la malinconia contrabbanda in una goccia in mezzo al mare.
Incoraggia spalle nude a scivolare tra le mani, quando la profanazione installa sorrisi in un cielo impermeabile alle lacrime, e, senza parlare, si barattano cantilene semplici e salutari come i disegni d'una bambina.
Ostiniamoci ad azzannare le mille volgaritá che girano senza coprirsi di decenza, illuminiamo l'ombra in fondo al viale del coraggio, accettiamo il compito di nascondere i confini della realtá.



mercoledì 22 gennaio 2020

ALI DI LEGNO CHE LA POLVERE NON TOCCANO







Ingelosisce sognare valigie di cartone, tramonti visti da finestrini in movimento o sapori di grano maturato fuori stagione.
Si diventa rancidi affidandosi a fiumi di memorie senza storia, incoraggiando le incertezze intriganti di chi assaggia amarezze per dimostrarsi indulgente e saggio.
Nel terremoto della mente che s'appoggia a ombre sbiadite nel silenzio d'un bicchiere, sogni di solitudine aperta all'indisciplina dei venti, e minestre insipide, si stemperano per evitare labirinti soffocati d'abbracci, trappole della fatica di vivere.
Per cancellare la vergogna d'opporsi al coraggio, si finisce per valorizzare l'astuzia d'un paio di stivali irrequieti.
Ma, assieme al chiarore che nuvole sudate emanano fingendo che sia invenzione d'un giorno di festa, il sacrificio costruito per invitare a preghiere minate d'emozione e d'inerte oblio, s'appende a fili fragili e sottili.
Come campane che accolgano l'arrivo della notte, s'ammalano le ali di legno che la polvere non toccano.



venerdì 10 gennaio 2020

OGNI FIUME







Ogni fiume, prima di raggiungere il mare, si racconta favole arruffate, storie rivestite della follia pronunciata da amanti durante viaggi di studio, bugie piú cupe della cappa nebbiosa che ammalia opposti e corpi contundenti.
Finge che i giorni si stringano attorno ad accenti che la brina deposita sul fuoco, si curva sotto il peso di rimpianti, che zampillano prematuramente dai pensieri inventati per sognare.
Il silenzio dei profumi lo dipinge, trascinando tronchi e catene al ritmo altalenante dell'improvvisazione.
Come attratto dall'abito da sposa, chiude la porta dove si camuffa il prezzo dello zucchero, finge che passino gli anni, andando contromano alla ricerca degli umori stanchi, che ignoranti arrugginiscono nei buchi abbandonati nel muro dello sconforto.
Lascia che i misteri li scoprino i martiri nel cielo.
Si preoccupa soltanto di rispecchiare fedelmente l'allegria di finestre che si spalancano al suo passaggio.




domenica 5 gennaio 2020

MANI DUTTILI CHE ACCAREZZANO ARCOBALENI














S'agghinda di silenzio, vagliando con dita scaltre ogni attimo che non sia consenziente, sorride ad opportunitá foriere di disagio ed angustie, sfoggia forme virtuose che obliterino il brontolio dei tuoni, chi sa trasformare la piú cocente sconfitta in trionfo inquestionabile e permanente.
Non cerca d'entusiasmare il coraggio che non gli appartiene, lascia ai sogni il piacere d'illudere mentendo.
Aspetta paziente che dal tramonto rinasca il giorno, non muta il volto alle stagioni, né aggiunge sapore salato alle nuvole nei pressi della luna, osserva, con occhi spenti, menzogne che girano come astri caduti in un bicchiere di velluto.
Nessuna perfidia puó rubare colore alla sua fermentazione intima, al diritto d'uno sguardo che, sottile, s'illumina di niente e si ripiega senza lasciare segno.
Il passo convinto di chi cammina sorvolando la polvere del tempo, utilizza il profumo d'un pianforte stonato per navigare emozioni intrappolate in lamenti, prima di destinarli al riciclaggio eterno.
Ostenta il petto nudo contro la logica di speranze che non decollano, semina ciclamini rassegnati in attesa del diluvio che li alimenti.
È nei segmenti di chi danza sulle ali del dolore, che il frastuono si dilata per trascrivere promesse piumate, trasformando respiri affannosi in mani duttili che accarezzano arcobaleni.