lunedì 29 luglio 2019

IMPERDONABILE GESTO.





È nel pozzo delle ombre scure, dove si nascondono i paesaggi sfuggiti alle barriere di chi solleva la coperta stellata della notte, che si conficcano gli strali del nostro orgoglio.
Come tronchi tarlati e purulenti, emettono grida malevole e disperate, fumi e miasmi che si rodono ed arruginiscono, fino a disperdersi mordendo le piogge ed avvelenando il vento.
Secoli di abusi e miserie atroci si stemperano nella melma paralizzata dal gelo disegnato con rabbia da ostaggi che scivolano implacabili, abbracciando pigmenti e preghiere, e custodendosi tra le cataratte che vedono ogni giorno.
È difficile il compito dell'angelo caduto nella gabbia dei dannati.
Batte costantemente sui massi bianchi ed acidi che riflettono il sorriso delle parole indesiderate, é come se squartasse alberi divelti o saltellasse sul fondo del mare, invece di rimanere immobile, come marmo da cui trasudino soltanto due lacrime di polvere.
Osserva il fumo consumarsi tra le fiamme, il calore puó evaporargli il sangue, e la delusione disorientarlo con un gesto, rimuovendolo dal piedestallo di lana grezza, che copre l'imboccatura del pozzo.
Cadendo in ginocchio, il fiato gli si mozza per lunghi istanti.
La Luce appare sempre quando la paura d'affrontare il dramma la chiama imperiosamente.
Bastano pochi passi percorsi nelle tenebre, per avviarsi al suo incontro.
Ma, per trattenersela dentro, conviene aver sbriciato, almeno una volta, oltre l'orlo dell'abisso.
Altrimenti, sará soltanto un bagliore, fugace come il lampo, imperdonabile gesto di crudeltá nei confronti del fiore piú delicato.




sabato 27 luglio 2019

I PERSONAGGI DELLA LETTURA.







Scegliere le parole dentro le quali confinare un personaggio é un'impresa destinata sempre a rivelarsi incompleta e molto frustrante.
A nessuno scrittore é consentito accrescere la credibilitá di ció che presenta al pubblico che forzatamente misconosce.
Prima d'iniziare a vivere, l'essere creato per essere padrone di scenari fittizi, deve attendere non soltanto che le proprie caratteristiche risaltino dalle pagine in cui viene descritto, ma soprattutto che qualcuno s'incarichi d'interpretarle a suo modo.
Si verifica cosí il trasferimento di una parte importante dell'anima di chi si proietta all'interno delle pagine che sta leggendo.
La vista di chi percorre parole distilla la vita, guarda dentro dove chi le le ha scritte non puó arrivare.
Non é esagerato -quindi- attribuire al lettore ruolo superiore a quello dell'autore.
È leggendo che si fornisce ossigeno ai corpi imbalsamati affidati alle pagine d'un libro, permettendo loro di rivelare l'essenza di sé stessi.



giovedì 25 luglio 2019

L'ATTESA D'UNA SORPRESA CHE RIEMPIA IL CONTO DEGLI EVENTI.







Ogni sera, prima che le orecchie comincino a ronzare, mi soffermo ad inalare il silenzio del quaderno che custodisce il confine del mare tra la luce delle stelle, insieme a lunghi racconti di elfi, giraffe e balene blu.
Ma, come molti, temo che il vuoto d'un pensiero inatteso soffochi, e, la pioggia fitta che cade all'imbrunire, inghiottisca fino alle ginocchia.
Cosí, nella foresta immaginaria dove cerco rifugio, afferro la prima ombra volante che m'oscura la vista, scambiandola per liana resistente.
Ondeggio come salame appeso in cantina, illudendomi di far capo solo ed esclusivamente al destino.
Potessi riconoscere che, invece, sto costruendomi la trappola, da cui, poi, imploro che qualcuno mi venga a tirar fuori, deciderei di camminare veloce seguendo la mia voce, urlando che devo rimettere tutto in discussione, anche il nome di battesimo.
Non mi farei piú risucchiare la mente, la lascerei vagare, come veliero prima che s'innabissi e rimbombi dal fondo dell'oceano.
Mi sussurrerei all'orecchio che la strada é d'un colore intenso e sconosciuto, ma che conduce sempre a meta propizia.
Di certo, mi porterei lontano da quella boscaglia confusa e scura che il pantano della vita concima assiduamente con la polvere dei monumenti, il sudore delle tempie e l'attesa d'una sorpresa che riempia il conto degli eventi.





lunedì 22 luglio 2019

PERSONALITÁ PRESA IN PRESTITO.






L'identitá terrestre di ciascuno di noi, pur potendosi presentare in modo curioso, e spesso anche atipico, non sfugge alla logica di mercato di cui é impregnata profondamente qualsiasi societá e cultura planetaria.
È, infatti, un oggetto di consumo, come lo sono gli articoli in vendita nei negozi, i servizi offerti per facilitare mansioni e passatempi, oppure per provvedere alle necessitá piú imperiose.
Allo stesso modo, quegl'influssi che parassitano le menti umane, inducendole ad assumere atteggiamenti che non corrispondono alle loro intenzioni profonde, non formano mai parte dell'essenza esistenziale dell'individuo.
Ma, invece d'avventurarci in spiegazioni tortuose ed incongruenti, per giustificare un determinismo superiore di presenze la cui finalitá ci é sconosciuta, conviene riconoscere che, l'IO che riceviamo in dotazione alla nascita, é prodotto e distribuito per valorizzare lo sviluppo di caratteristiche totalmente estranee alla nostra natura personale, anche se ci compete assecondarlo.
Soltanto cosí risulta accessibile l'analisi delle realtá che la vita ci porta ad affrontare quotidianamente, ed ogni manifestazione d'una personalitá che non ci appartiene, affittata a tempo determinato, assume il valore d'un bene di rifugio, a cui ricorriamo tutti spesso, pur intuendo quanto sia futile e deperibile.


mercoledì 17 luglio 2019

SBAGLIARE A SCRIVERE...






Illudendoci d'incanalarle in frasi che per noi abbiano senso, ignoriamo che le parole appaiono sempre a loro proprio piacimento.
Per poter scrivere convenientemente -quindi- bisogna sottomettersi alla logica che prevede ed accetta costanti rischi di deragliamento, condonando ogni "errore" ortografico o sintattico, attribuendogli funzione salutare.
È cosí -infatti- che la spontanea rivolta del linguaggio s'impone.
Inutile, spesso controproducente, é cancellare, correggere o pensare a come parafrasare.
Si cerchi, piuttosto, di resistere all'impulso d'asservire alla coscienza ogni intervento letterario.
Non s'agisca come esseri braccati ed impauriti, che s'affannano a cancellare le orme dal terreno che si lasciano dietro.
Poco importa se alcune relazioni grammaticali si sfaldano, quando si sa che derivano da memorie aliene, e spesso sfuggono alla volontá di chi si sforza di mantenerle in ordine.
L'utilizzo del linguaggio é sempre problematico,
Ma, quando si plasma da sé divenendo inedito e distorto, é irresistibile, penetra e conquista.
La comunicazione esonda, affronta e travolge, soltanto se si libera da convenzioni e significati che regole e manuali impongono.
Produce allora l'impatto d'entitá in movimento, immensamente ribelle, mentre, se si ricoprisse di veste disciplinata, a nessuno offrirebbe da pensare.





lunedì 15 luglio 2019

I BINARI.








Metafore a parte, é tra i binari su cui scivola il metallo di treni lanciati verso destinazioni popolari, che si delimita l'ambiente sociale di chi accetti di muoversi dentro spazi regolati, alla ricerca d'una via comoda che sostituisca percorsi sofferti ed emarginanti.
Invece d'aggrapparsi al pendio della massicciata, rimanendo in bilico a penzoloni sull'abisso, molti cercano la protezione dell'itinerario prestabilito, elargito dall'ortodossia educativa, con la compiacente supervisione della cultura massificata.
Come soldati d'un esercito regolare, incolonnati geometricamente per impressionare ed intimorire nemici inesistenti, minimizzando le defezioni provocate dalla disubbidienza, avanzano compatti in direzione del niente, dove troveranno ad attenderli il salvadanaio delle incertezze.
Si nutrono avidamente d'ogni cartaccia abbandonata da chi, masticando fango, sorrideva a denti stretti e spruzzava inchiosto dalle dita, prima di barcollare e cadere pesantemente dove il ciottolato aguzzo emerge tra una traversina e l'altra.
Usano come arma il procedere insipido, tedioso e spesso letargico, conservano i cocci della vita in scatoloni ingenti, che sbatacchiano come se contenessero pepite d'oro, leggono, piú volte, tutte le parole del diario di bordo, ma ignorano i segni che si portano addosso, le storie scritte sul proprio corpo.
Fantocci disumanizzati che, invece di calpestare magma di rizomi infuocati per accedere a sogni d'ottimismo sconfinato, impiegano ogni energia rimanendo tra quei binari, dove il futuro lo si lascia dietro le spalle, ed il passato scompare tra le nebbie all'orizzonte.







giovedì 11 luglio 2019

PAURA D'ESSERE SOFFIATA




Lo sguardo di chi si specchia nelle minute aperture celesti, dove riposano le stelle, o rincorre nuvole precoci ed impertinenti, che giocano a sfigurare l'orizzonte, deve guadare distese immense della sostanza eterea che denominiamo «Atmosfera».
Lí vige la libertá incontrasta dell'aria che prospera e s'afferma.
Per vagare nei meandri dello spazio, la vista umana richiede il supporto di meccanismi biologici che derivano dal processo respiratorio.
Attraverso il naso o la bocca spalancata, particelle di cielo vengono risucchiate fino ai polmoni, dove vengono metabolizzate per contribuire al benessere fisico.
Ma si tratta d'una costrizione imposta dall'alto, alla quale l'aria s'assoggetta con grande riluttanza.
Non sopporta affatto di trasformarsi in respiro, odia entrare in cavitá dove esistono angoscia e disperazione, e miasmi putridi contagiano ogni ricordo.
Preferirebbe soffermarsi ad accarezzare i boschi di montagna, o lasciarsi cullare dai venti di scirocco, mantenendosi lontana da ombre distese che le s'aggrappano come ad una preghiera, mortificata in trappole e letti di paura.
Nessuno ascolta le sue lamentele, invece di rispettarne il rifiuto, tutti cercano d'adescarla per abusarne la fragranza ed il buon umore.


 

lunedì 8 luglio 2019

GRIDA RACCOLTE NELLA RISAIA.





Tutto il villaggio é una grande latrina.
Circondate da canne che ne confinano la sporcizia, le strade che lo percorrono brulicano d'animali che si dedicano ad imbrattarle fino a rederle scivolose ed indecise.
Quando piove, dal liquame scaturiscono miasmi che conducono a riconsiderare la percezione delle difficoltá quotidiane.
Bambini giocano nudi inseguendosi tra i rovi, per poi, sfiniti, appoggiarsi a lastre di marmo istoriate con scritte corrose, lapidi che confermamo l'esistenza d'altri mondi, ma non ne indicano l'ubicazione precisa.
Chi é insoddisfatto della socialitá vigente,  nasconde nella sabbia foglie spinose di fichi-d'India, ed aspetta che qualcuno ci cammini sopra a piedi scalzi.
Sapendosi impunibile, incoraggia anche gli amici ad infilzarsi come pesce disorientato o eccessivamente fiducioso.
Il rumore dei trattori che trasferiscono mercanzie invendibili é assordante.
Imitare gli astori che nidificano nel campanile, porta a camminare su cornicioni stretti quanto il palmo della mano, ma, se si cade nel vuoto, si finisce sotto un cumulo d'escrementi, prima che l'erba selvaggia lo trasformi in soffice ombrello, pronto a riparare dal soffio delle altalene.
Avvolti in lenzuola di corteccia, ci s'industria a crescere a dismisura, come gramigna che invade i muri di mattoni crudi.
Ognuno gioca nel fango, nella fossa dove butta gli avanzi dei suoi pasti, la buccia fina delle patate, le cotenne andate a male, un pacco di panni imbrattati e le penne delle galline appena macellate.
Sbraitano impazienti, coloro che s'adoprano ai lavori di casa, e coltivano le lande assolate, con lance aguzze ottenute mescolando cataste di fieno con grida raccolte nella risaia.



 

venerdì 5 luglio 2019

CECITÁ FURIOSA.






Quando gli occhi si trasformano in pietre scure e refrattarie, diventa proibitivo interpretarsi, emettere calore cerebrale, gesticolare a mani aperte, dando sfogo a noia o rabbia, non é concesso neppure un modesto gesto di rivalsa, si finisce per appendersi come frutto acerbo, al ramo ciodolante che sporge dal balcone del palazzo in cima alla collina.
Da lí, si scruta attorno come chi si ostenta dal manifesto elettorale affisso all'uscita d'una scuola elementare, oppure si compenetra l'immagine riflessa nello specchio tintinnante appeso accanto alla poltrona della nonna.
Ogni rapporto di potere si fonda sullo sguardo.
Aguzzando la vista, gettando occhiate torve, per non cammminare a tentoni nella notte, ci s'illude d'imboccare la strada che conduce dove l'orlo del precipizio si solleva fino a coprire l'orizzonte.
Ma, invece d'ammirare il paesaggio, ci s'innamora del proprio scempio, e non si riconoscono le orme di chi ci ha preceduto.




lunedì 1 luglio 2019

INCHIODANO CHI NON LE LEGGE.








La compagnia d'un libro ben scritto, aggiungendo sfumature e colore al movimento dei pensieri, spesso soccorre la mente di chi si lascia galleggiare per non immergersi al di sopra del collo.
Ma, per chi intraprende lunghe nuotate in alto mare, fendendo onde ed avanzando a grandi bracciate, limitarsi a leggere parole impresse su carta, risulta controproducente e rischioso.
Per orientarsi e dar significato alla sua azione, é necessario che cerchi parole nell'ambiente che lo accoglie, che stabilisca contatto profondo con le origini del mondo.
Provi a decifrare le frasi scritte sulle pinne delle balene, rivolga l'attenzione ai discorsi riportati sui carapaci di tartarughe intente a raggiungere la terra-ferma, capti le conversazioni che i pesci s'imprimono nella memoria o scolpiscono su conchiglie abbandonate tra i coralli.
Inizi a sillabare quanto gli appare dal fondo del mare, per poi passare a trascrivere tutte le leggende che vede scritte in un linguaggio che non concede pause né interpretazioni.
Capirá allora che parlano di lavoro e famiglia, di riposo e angoscia, di amori e disamori immensi.
Minuscoli filamenti che ondeggiano nella corrente, parole scure come lividi sulla pelle di chi si strofina contro i ghiaccioli del tempo, si rintanano e si sentono sicure dove, per scaldarsi, basta portarsi il cielo in grembo.
Inchiodano coloro che non sanno leggerle, sono boccate d'aria salubre nei polmoni di chi si ferma, stupito, ad ammirarle.