Il fragore degli inganni non risuona nel piazzale dove s'accalcano chiassose folle radunate dalla cabala infante, echeggia appena in sillabe tozze, che soldati esausti declamano per appacificare nemici implacabili.
Mansueto almanacco di gioventú esaurita, indugia come bozzolo ovattato, che protegga torpori evaporati ed attacchi deliranti.
Ruba l'oblio notturno, proiettando coaguli deformi su sagome accecate dalla propria ombra.
Per stemperarsi nel calderone profano d'un carisma accomodante, imbelletta di ghirlande smisurate il movimento degli strafalcioni.
L'infelicitá che l'accompagna, inciampa sempre in relitti di abnormi meccanismi cerebrali.
Cocciuto, ricerca il percorso negato al sensato scintillìo d'equilibri eterni, per cospargerlo di sedimenti ancestrali che ne deturpino la logica ed il divenire.
Ma, l'insipida ostentazione con cui passa in rassegna briciole imprigionate nel manto della memoria, enuncia soltanto parodie di ambivalenti interpretazioni, modesti inghippi di lacerata ottica, sbiadita ed ossidata come sospiro che non contenga alcun sentimento.
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