domenica 23 giugno 2013

IL PROBLEMA DI RADIF .










Tutte le volte che Rimba si sentiva chiedere se il suo libro contenesse davvero risposte a qualsiasi quesito e soluzioni per ogni problema , si limitava a mantenerlo chiuso , indicandone con un dito la copertina blu .
Ma quando l'interlocutore appariva insoddisfatto e si mostrava ancor piú dubbioso , aggiungeva :
« Nel libro sono scritte le stesse parole che tu porti incise dentro di te , le pagine funzionano soltanto come uno specchio che riflette la tua coscienza » .
La spiegazione raramente convinceva qualcuno , ma , spesso , riusciva a stemperare la ritrosia di chi trovava difficoltá ad essere sé stesso .
Serviva come una chiave che aprisse l'intimitá di chi veniva a chiedere consiglio .

Quando Radif si presentó lá , a tarda sera , non chiese immediatamente l'aiuto delle parole del libro blu .
Ma bastó lanciargli contro un'occhiata per definire i termini del problema .
Come fa lo scienziato che riconosce la sostanza contenuta in una provetta .
Dal colore , densitá ed aspetto , deduce di che si tratta , senza neppure far uso di sofisticati strumenti .
Ben vestito e curato , di modi gentili ed aggraziati , certamente di educazioe e cultura superiore , Radif doveva aver raggiunto il momento fatidico in cui ci si chiede il motivo della propria esistenza .
Passarono peró parecchi minuti di silenzio assoluto , prima che si potesse confermare tale ipotesi .
Istanti di mutismo umano , mentre gli uccelli festosi tra le fronde , il vento e lo scorrere d'un ruscello mai smisero di mormorare
Rimba li utilizzó per scandire il ritmo della pazienza e per percorrere le montagna innevate della sua memoria , mentre l'altro pensava a come elaborare in modo plausibile una richiesta .
Finalmente , per iniziare , decise di ricorrere al formalismo di frasi di circostanza .
Come se un Poliziotto gli avesse chiesto di declinare le proprie generalitá :
« Mi chiamo Radif , sono un Cardio-Chirurgo affermato , la mia famiglia é una delle piú conosciute e potenti di Giakarta . Ho tre figli grandi , occupano posti preminenti , sono ricchi e sposati , m'hanno dato 8 nipotini sani ed intelligenti . Possiedo molte proprietá e faccio parte del Consiglio d'Amministrazione del maggior Ospedale della Cittá e d'un paio di Societá leader nel Settore della Terapia Medica .
Gioco a Golf tutti i giorni , mi sento forte , non ho alcun problema di salute .. »
Avrebbe aggiungiunto molti altri dettagli a quel Curriculum , se Rimba , visibilmente spazientito , non l'avesse interrotto :
« E allora ? »
Di nuovo si stabilí un silenzio con sottofondo di rumori ambientali .
Per almeno dieci minuti .
Radif si comportó come un attore secondario che ha esaurito la sua particina , e si prepara ad uscire pian-piano dalla scena .
Ma prima d'alzarsi e salutare , sentendosi chiedere se fosse felice , rispose con un « No ! » sconsolato , violento .
Rimba aveva centrato in pieno .
Soddisfatto , aprí il suo libro blu con ostentata precisione .
Come se sapesse esattamente il numero della pagina pertinente .
Da quel momento non rivolse piú lo sguardo verso l'interlocutore .
Finse invece d'impegnarsi nella lettura d'un testo definito :
« Quella che ti manca non é la tua allegria , ma l'allegria di chi ti circonda . Una pianta nel deserto inaridisce ,  mentre in una foresta trova il suo ambiente ideale . Semina il tuo amore , condividi tutto quello che fai , quello che possiedi e vedrai quanta felicitá riceverai di ritorno . »
Non sappiamo se Radif seguí quel consiglio o lo consideró un avulso messaggio religioso , incompatibile con le sue esigenze e circostanze .
Ma , se si fosse impegnato anche soltanto un pochino ad aiutare amici , famigliari e collaboratori , ascoltandoli e ricambiandoli con sorrisi e gesti benevoli di comprensione , sono certa che avrebbe trovato la vera Felicitá !













giovedì 13 giugno 2013

GIBIMAH AL COSPETTO DI RIMBA .









Per molti anni , la scena fu sempre la stessa :
Rimba seduto all'ombra , appoggiato trasversalmente al tronco dell'albero , che rappresentava la dimora a sua disposizione , e dove perdeva lo sguardo assorto .
Quando si sollevava un po' di vento polveroso , il turbinio di parole uscite dalla sua bocca raggiungeva i rami piú bassi , che , oscillando , ne accompagnavano il ritmo .
Quell'uomo non si chiuse mai in un prezioso silenzio che nascondesse il mistero dei suoi propositi .
Elargí sempre , profusamente , consigli ed incoraggiamento a chi gli apparve di fronte , a qualunque ora del giorno o della notte .
Vestito di semplici panni - una sciarpa e pantaloni di cotone bianco intenso - che non riuscivano a consumarsi né ad ingiallire minimamente .
Sul petto , ben presenti , ostentati come stimmate , i segni dell'infanzia difficile e della totale assenza di vanitá .
In effetti , tutta la pelle del corpo , pur marchiato e soffrente , non subiva il logorio del tempo , non aggiungeva rughe alle pieghe naturali della sua fisionomia .
Pur confrontandosi con i problemi di tutti , Rimba era come un'Icona immutabile , appesa a quell'albero per il bene di chi venisse a consultarla .
Accoglieva tutti con un sorriso , che , peró , si trasformava in smorfia , al minimo accenno di ostentata devozione .
Cosí , molto spesso , passava bruscamente ad affrontare l'assunto che gli veniva sottoposto .






In un soffocante pomeriggio di Giugno , in un anno che il violento Monsone Orientale rese particolarmente torrido ed instabile , si presentó a Rimba una giovane donna , molto bella e sensuale .
Copriva appena il seno , e le cosce , con un Batik quasi trasparente , ma non avrebbe avuto difficoltá a spogliarsi completamente , avesse solo intuito che cosí le conveniva .
Figlia unica d'un commerciante di riso e caffé , dell'isola di Bali , Gibimah aveva intrapreso il viaggio fino a Giakarta da sola .
Stava attraversando un momento particolarmente difficile , che neppure le persone amiche dimostravano di comprendere .
Angustie e dubbi le perseguitavano il sonno , e , di giorno , si sentiva osteggiata anche da chi incontrava casualamente .
Dentro di sé , credeva di mantenere il segreto d'una situazione che , invece , era ormai chiara agli occhi del mondo .
Viveva con Netro , suo papá .
La mamma , Indah , all'estero , dopo aver ottenuto il divorzio , scomparve per sempre , non diede piú notizie di sé .
Cosí Gibimah riversó tutto il suo affetto su Netro , che le sembrava molto riconoscente ed affettuoso .
In realtá , lui conservava dentro di sé , ben dissimulato , il peso della vergogna
Sapeva , infatti , che lei si prostituiva in una Casa di Denpasar , a pochi metri dall'Aeroporto Internazionale .
Non l'avrebbe ammesso a nessuno , ma ci soffriva enormente .
Ne era venuto in modo singolare .
Per anni la figlia era riuscita , con tante menzogne ed un po' d'astuzia , a fargli credere che le sue assenze da casa fossere ampiamente giustificate .
Se non fosse arrivato , per passare le vacanze estive , un giovane francese , marito d'una loro cugina , probabilmente quella doppia vita si sarebbe salvaguardata e mantenuta .
Avvenne invece che , ad un cena tradizionale , organizzata in suo onore e che Gibimah disertó , l'ospite Jacques ammise d'aver notato una ragazza , straordinariamente somigliante a lei , nel bordello dove concluse la prima d'una lunga serie di serate d'eccessi .
Il sospetto si trasformó in conferma quando , su richiesta di Netro , tornó in quel posto e chiese di visionare tutte le ragazze disponibili .
Sotto l'effetto dell'alcol e di altre sostanze ancor piú allucinogene , il ragazzo , scelse d'esercitare un potere che nessuno poteva avergli conferito .
Smascheró abilmente la cugina .
Ottenne anche di portarsela a letto per la notte intera .
Il giorno dopo , sobrio ma non per questo piú lucido o meno crudele , contó tutto a Netro .
Gli provocó un pianto dirotto , che Jacques volle credere fosse un'emotiva forma di gratitudine nei suoi confronti !
Intanto Gibimah cadde nella piú profonda delle disperazioni .
Per mesi a fila , si recó , tutte le notti , nel salone dove , vestita d'un sarong di seta rosa , si mostrava a chi venisse a cercare compagnia .
Ogni volta - peró - che un uomo le allungava una mano per invitarla a seguirlo , Gibimah fuggiva via urlando ,  come se volessero violentarla .
Passó molto tempo - quasi un intero anno - prima che una vocina interiore , ricordandole della fama di Rimba , la spinse a partire per incontrarlo .
Viaggió su una nave affollatissima , per tre notti sul ponte superiore , cullata dal suono di tamburi a festa .
A Netro aveva detto che a Giakarta le era stato offerto un posto di assistente in un ufficio professionale .
Lui aveva finto di crederle , premurandosi di non imporle alcuna condizione , nemmeno quella d'un possibile ritorno .
Arrivó all'incontro con Rimba , senza un programma ben preciso , non sapendo cosa avrebbe fatto dopo averne ascoltate le sagge parole .
Non si stupí di quel suo sorriso luminoso , di quello sguardo penetrante .
Forse ne fraintese le intenzioni .
Ma , comunque , si sforzó di non credere che quell'uomo potesse desiderarla sessualmente .
Gli si rivolse come ad una donna amica o alla mamma che l'aveva abbandonata .
Abbassó gli occhi , fino a fissargli la punta delle dita dei piedi , soltanto dopo avere esclamato :
« Sono una prostituta ! »
Il sorriso e lo sguardo benevolo dal quale s'era sentita avvolgere , non si scomposero minimante per quelle parole .
Non aveva formulato una domanda , s'era solo presentata in modo sommario ed impreciso .
Eppure non disse altro , attendendo , nervosamente , una risposta .
Rimba non si mosse per lunghi minuti , tenne il libro blu inesorabilmente chiuso sulle ginocchia .
Come se stesse pensando che , lí , non avrebbe trovato parole degne da rivolgere a Gibimah .
In realtá , stava solo saggiando la pazienza della ragazza .
Quando fu certo che il messaggio di serenitá ed armonia , emanato senza proferire una parola , avesse prodotto l'effetto desiderato , si scosse dall'apparente torpore .
Appoggió un gomito al terreno , in modo da poter sfogliare le pagine , proteggendole dal vento .
Finse di cercare pigramente qualcosa , una frase appropriata che non si voleva lasciar trovare .
Per due volte richiuse la copertina , scuotendo la testa , come per confermare l'insuccesso di quella ricerca .
La ragazza assisteva alla scena accentuando , con le mani appoggiate sui fianchi , un'atteggiamento di sfida .
Ma , dentro di sé , sentiva crescere una gioia che mai aveva conosciuta prima .
L'attesa aiutó a stemperare sentimenti affiorati confusamente .
L'assurditá della provocazione di Rimba le restituí un'autostima persa da molto tempo .
Poi echeggiarono le parole lette attraverso la copertina blu , scandite lentamente :
« Il corpo della donna , come quello dell'uomo , é un indumento steso al vento ogni volta che il temporale lo bagna . Puó asciugarsi in un minuto o non seccarsi in una settimana . L'importante é non avere mai timore d'indossarlo e farne l'uso al quale é destinato » .
Non si puó sapere esattamente quale fosse il significato di quell'Allegoria .
Gibimah volle trovarci la giustificazione per un comportamento di cui non si vergognó mai piú .
Passó qualche settimana a Giakarta , alternando la sua presenza in un paio di locali esclusivi , dove si pratica la prostituzione , con attivitá d'assistenza ad anziani handicappati .
Ritornó poi a Bali , per riabbracciare Netro .
Ammise l'errore d'avergli mentito , escludendolo dalla sua intimitá .
Ma gli comunicó di volere continuare a fare la prostituta .
È , ora , una donna esemplare , una figlia premurosa ed amorevole , un'accompagnatrice sempre ben disposta ed allegra , una persona che non ha piú paura di sé stessa .












mercoledì 5 giugno 2013

IL LIBRO DI RIMBA .











Qualche anno fa' , appena prima della nascita di Rimba , sulla costa meridionale di Giava si scatenó un violentissimo temporale tropicale .
Nubi , esauste di trasportare il peso dell'intero Oceano Indiano , s'addensarono al tramonto , oscurandolo come enorme dragone pronto a vomitare il diluvio .
Chi venne sorpreso nelle campagne , non riuscendo a rientrare nel villaggio , cercó rifugio in qualche anfratto roccioso , dove passó la notte intera .
Sutya invece non trovó tempo per raggiungere un luogo sicuro .
Si trovava sulla spiaggia in attesa del marito , uscito a pesca con due suoi fratelli .
Le iniziarono le ultime doglie quando si sentí colpire il viso , umido di vapore e di pianto , da gocce di pioggia , ostili come sassate .
Con un po' d'ignoranza e troppa fiducia , s'illuse di poter resistere fino a che qualcuno la venisse ad aiutare .
In risposta , la Natura , sconvolta al punto da diventare crudele , le rovesció tutto contro , come per cancellare lei , non soltanto le sue orme sulla sabbia .
Cosí Rimba nacque dove capitó , in una pozza scavata dalle onde , ma piena d'acqua caduta dal cielo .
Un modo tanto tribolato d'iniziare a vivere , comporta conseguenze gravi per tutto il resto dell'esistenza terrena .
Non deve stupire , quindi , che il bambino abbia sviluppato debolezze organiche e difficoltá di crescita .
Sul viso , caratterizzato da evidente asimmetria , rimasero segni indelebili dei goccioloni che lo martoriarono all'uscita dal grembo materno .
Macchie pigmentate apparvero anche sul petto , ma non su gambe e braccia dove - peró - con il passare degli anni , cruenti incidenti , contatti con il fuoco e perturbate esplorazioni di scogli rocciosi , lasciarono tracce vistose .
Ma , bilanciando gli effetti d'un aspetto gracile e poco salutare , la sopravvivenza creó in Rimba sentimenti eccezionali di pazienza e comprensione , oltre ad una grande forza morale .
Prima che raggiungesse l'adolescenza , gli veniva giá attribuito un ruolo importante da parte degli abitanti del luogo .
Tutti veneravano la sua saggezza , avvicinandolo spesso per chiedere consiglio .
Rimba rispondeva sempre prontamente , anche quando avrebbe dovuto dedicarsi ad altre occupazioni .
Ma non nascondeva il desiderio di trasfersi dove avrebbe potuto aiutare un numero maggiore di persone .
Appena compiuti 18 anni , dopo aver ricevuto il consenso dai genitori e dal Capo del Villaggio , decise di mettersi in cammino per raggiungere Giakarta .
L'annuncio della sua partenza suscitó un'onda d'emozioni incontrollate che resero il commiato ancor piú gravoso .
Promise di ritornare dopo aver compiuto la sua missione  , ma non specificó a nessuno quale fosse e quanto tempo l'avrebbe tenuto lontano .
S'incamminó , da solo , prima dell'alba , una mattina di festa , in modo da scivolare via inosservato .
Portó con sé il minimo necessario : niente cibo né vestiti , solo un paio di ciabatte di ricambio , un bastone , due penne stilografiche ed un libro voluminoso , scritto in una lingua a lui inconprensibile .
L'aveva trovato - insieme ad alcuni coetanei ancora bambini - in una cassa arrivata sulla spiaggia , dopo una tempesta , forse proveniente d'un naufragio .
Gli altri s'impossessarono di tutti gli oggetti di qualche utilitá , lasciando soltanto un ammasso di carta stampata , ammuffita e di colore cangiante , racchiusa in una copertina di vinile blu .
Rimba se ne prese cura come se si trattasse d'una reliquia .
D'allora lo portó sempre con sé , con delicatezza e dedizione , spesso leggendo enfaticamente ad alta voce frasi totalmente inventate .
Un gioco infantile - forse - ma anche - sicuramente - un antidoto efficace in molte situazioni .
Al punto che gli abitanti del villaggio presero l'abitudine d'accostare Rimba non soltanto per chiedergli consiglio , ma , soprattutto , per invitarlo a trovare , nel suo libro misterioso , un brano che si potesse rivelare utile per risolvere qualche grave problema .
Si credeva ciecamente in ció che un bambino , malaticcio dall'aria accidentata , pronunciava , fingendo di leggere parole non scritte nel suo libro .
Pur riconoscendolo come un processo d'illusione collettiva , nessuno mai osó contestarlo .
Furono , anzi , moltissimi i casi in cui s'attribuí " saggezza divina " a consigli dispensati in quel modo , e che finivano sempre per produrre effetti positivi .
Quando lui se ne andó , si diffuse una grande disperazione , come se ormai quel villaggio non potesse piú proteggersi contra le difficoltá della vita,  e fosse destinato alla disgrazia perenne .
Si cominció ad attenderne il ritorno , con ansia ed un po' di fanatismo .
Ma non arrivarono mai notizie precise , che confortassero ed aiutassero a prevedere il futuro .
Solo si seppe - parecchi anni piú tardi - che Rimba fu accolto malissimo nella grande Cittá .
Poco importa se fu realmente cosí , o se rumori infondati vennnero sparsi da chi , per problemi personali , nutrisse odio o gelosia contro chiunque .
Sicuramente , per quel giovane uomo venuto da fuori , non fu facile aggiustarsi ad un ambiente , dove imperano egoismo e materialismo , ed i rapporti umani sono improntati , quasi esclusivamente , all'interesse economico .
Soprattutto perché si trovó senza alcuna protezione .
Dipese dalla caritá altrui , sforzandosi di indirizzare benevole parole , ricche di gratitudine , a chi si degnasse a fornirgli anche solo un piccolo aiuto .
Ma andare oltre , stabilire un contatto piú intimo , si riveló impossibile , almeno fino a quando avvenne un episodio singolare , che suggerí un approccio differente .
In un afoso primo pomeriggio d'Estate , Rimba si trovava nel giardino comunale di Giakarta , dove usufruiva spesso della pace offerta da alberi secolari .
Venne avvicinato da uno sconosciuto , che - peró - dimostró di conoscere il suo nome .
Si sentí chiamare da un'ombra lunghissima , vestita sobriamente con giacca e cravatta .
Un anziano di razza caucasica , di sembianze poco appariscenti e modi piuttosto bruschi .
Rimba , pur incuriosito , finse d'immergersi nella lettura .
In realtá , stava pensando se e come contraccambiare l'attenzione di cui si sentiva bersaglio .
Non ebbe tempo d'elaborare i suoi pensieri per molto .
L'uomo gli strappó il libro dalle mani , esaminó la copertina per un istante , sfoglió alcune pagine a caso , e scoppió immediatamente in una fragorosa risata !
Pronunció anche tre parole poco rassicuranti , un insulto , con il tono che un genitore esasperato userebbe per redarguire un figlio degenere .
Poi -  senza attendere risposta alla domanda : « Ma lo sai cosa stai leggendo ? » - continuó , come accingendosi a fare dell'ironia un esercizio letterario :
« Si tratta d'un Manuale di Apicultura , scritto in Russo , lingua che non credo tu conosca .. » .
Gettó il libro senza neppure richiuderlo in direzione d'un cestino dei rifiuti , e se ne andó rapidamente come era arrivato .
Da allora la vita di Rimba cambió radicalmente .
Decise che proprio quell'enorme albero Banyan sotto il quale si trovava , sarebbe diventato la sua casa permanente .
Non si spostó piú da lí , se non in casi eccezionali .
Si lasció avvicinare da tutti , ed a tutti forní una buona parola di speranza , che sempre finse di leggere in quel libro antico dalla copertina blú .