giovedì 25 ottobre 2012

IMPACCHETTARE PANE E DIMENTICARSI DELLA PROPRIA IDENTITÀ .









Giovanna vende pane e dolciumi in un supermercato appartenente ad una multinazionale .
Svolge mansioni estremamente limitate .
Quasi nulla é la sua libertá d'azione .
In un angolo d'un ampio capannone deve pesare ed impacchettare quello che le viene indicato , spesso con molta fretta e poca chiarezza .
Non le concedono d'interagire con la clientela se non augurando buongiorno e ringraziando formalmente  .
L'hanno vestita con una tutina rossa come un meccanico ai Box della Ferrari ed , in testa , per nascondere i biondi capelli annodati alla nuca , le impongono d'indossare una cuffietta d'altri tempi .
Cosí , un lavoro poco interessante , s'é trasformato in un autentico incubo .
Non le permette d'applicare le nozioni apprese in cinque anni d'Universitá , né offre possibilitá di carriera .
È noioso , ripetitivo , non esige creativitá .
La finestra piú vicina al bancone , dietro il quale l'hanno sistemata , si trova sul lato opposto dell'edificio , ad un centinaio di metri di distanza .
Da lí , entra solo la luce-al-neon delle insegne , dei fari delle vetture che si posteggiano accanto . .
Si scorgerebbero colori naturali in prati indisturbati , poco lontani .
Ma una SuperStrada congestionata , invalicabile , li mantiene irrangiungibili .
Capisco che , la forma suggestiva delle nuvole che si rincorrono , puó distrarrre dagli intenti commerciali che pervadono l'ambiente d'uno shopping-center .
Ma é di Giovanna che mi preoccupo .
Lavora in una prigione , in una scatola di cartone , in cui non penetra mai un raggio di sole .
Non mi sorprende affatto che stia sviluppando comportamenti , che qualcuno definirebbe patologici .
In questi ultimi tempi , parla spesso - a voce alta - soprattutto quando nessuno la sta ad ascoltare .
Anche se é dietro al banco di lavoro .
Credo si rivolga ad una persona immaginaria .
Con la testa leggermente inclinata , abbassa lo sguardo , solitamente verso la sinistra del negozio , dove c'é una seggiola vuota .
È quando inizia a proferire suoni concitati .
Dal tono delle parole che le escono di bocca , si direbbe che sono due le protagoniste della discussione .
Una si lamenta , insulta ed esprime tutto il suo disdegno .
L'altra grugnisce qualche assenso , raramente si permette di dissentire .
Ma , quando lo fa , la situazione si complica .
Giovanna , allora , non riesce piú a concentrarsi su quanto sta facendo , non ascolta le richieste dei clienti .
Gesticola con entrambe le mani levate al cielo .
L'espressione del suo viso assume un'aria estatica , che si direbbe di felicitá .
In quei momenti , nessuno si permette d'esigere nulla : tutti - in coda - attendono pazientemente che lei ritorni ad occuparsi di loro e del pane da impacchettare .
Molti pensano di trovarsi al cospetto d'una schizofrenica , forse pericolosa da affrontare .
Qualcuno crede - invece - che si tratti d'un trucco banale ed innocuo , escogitato per concedersi un po' di riposo , per sfuggire ai propri doveri .
Contemplano allora l'opzione di non ritornare piú in quel supermercato .
Ma , una volta ottenuto tra le mani il pacchetto da sistemare nel carrello , il pragmatismo prevale , e non affiorano altri problemi .
Giovanna non suscita particolare pena o compassione : é un fantasma surreale che capita d'incontrare , ma di cui nessuno si ricorda dopo 5 minuti .
Non ci si chiede perché agisca in modo tanto strano , né si cerca d'aiutarla , anche soltanto rivolgendole un sorriso amichevole .
A me sembra che stia vivendo una crisi d'indentitá , positiva .
Sta allontanandosi dagli impegni gravosi che l'individualitá impone .
Non si riconosce piú nelle sue azioni , in quello che desidera , o ottiene materialmente .
Tantomeno crede d'essere soltanto la persona che indossa quella tutina scarlatta .
Pensa pochissimo , tanto sa che tutto é incomprensibile alla mente umana .
Non s'illude d'essere intelligente , ma cerca di mettersi in contatto con un'Intelligenza superiore .
Per lei , le parole hanno spesso un significato superficiale , che altri possono fraintendere , sono un'etichetta che non corrisponde al prodotto .
Parla a sé stessa , per non imporre il peso della comunicazione su altre persone .
Ma non s'é creata una alter-ego che la comprenda e consoli , quando tutti sembrano ignorarla .
Sta , piuttosto , raggiungendo una dimensione , in cui tutto é armonico , ogni parte si fonde con il Tutto .
Sa che la sua voce non le appartiene interamente , cosí come non sono di sua proprietá i termini , che usa per esprimersi .
Di certo , ha smesso di lasciarsi alienare da condizioni di vita , che sarebbero estremamente frustranti , per chiunque altro .
Ha ormai abbandonato ogni sentimento negativo .
Non puó avere nemici , dato che il Tutto non puó suddividersi in tanti tutti che lottino tra di loro .
Sorride sempre , qualche volta le scappa una risata , di cui pochi capiscono il motivo .
Giovanna non é matta .
Viene osteggiata , soltanto perché la nostra societá altro non produce che rifiuti , non sembra capace di rinnovarsi .
Sinceramente credo che dovrei scrivere un libro intero su di lei , indicandola come un esempio de seguire .







mercoledì 10 ottobre 2012

IL CAMMINO DELL'UOMO .






Le prime piogge d'autunno sono arrivate anche qui .
Hanno rinfrescato l'ambiente , e restituito colori appropriati ad una vegetazione moribonda , dopo mesi di siccitá estrema .
Ora - peró - cavalcando sui sentieri , é indispensabile esercitare la massima attenzione .
Il fango puó rivelarsi perfido nemico , soprattutto dove si mimetizza , nascondendosi tra sassi asciutti .
Il mio ginocchio sinistro testimonia ancora le conseguenze d'una brutta caduta , provocata - anni fa' - da una zolla di terreno scivoloso .
Mi ritrovai allora a sbattere contro un'enorme pietra , senza nemmeno capire la dinamica dell'incidente .
La groppa instabile d'un cavallo che galoppa non permette sempre un'osservazione precisa .
Ma , lassú , mi considero privilegiata rispetto a chi calca i piedi sulla terra viscida .
Tranne quando sono costretta a scendere per evitare le trappole d'un percorso particolarmente impervio , come é successo ieri mattina .
La pioggia cadeva in modo tanto violento da impedire una corretta visibilitá , falsava la percezione della distanza .
In un paio d'occasioni Antigo m'aveva dimostrato poca sicurezza , scomponendo vistosamente il passo .
Cosí , alla vista d'un arcipelago di pozzanghere disseminate sul cammino scosceso , ci fermammo .
Fu un eccesso di prudenza , che lui non gradí affatto .
Per calmarne la stizza , ci volle tutta la mia pazienza .
Dopo qualche minuto , e piú d'una carezza ben direzionata , si convinse a seguirmi docilmente .
Allora vidi qualcosa muoversi , una chiazza scura , tra le orme che lasciavamo dietro .
In quel diluvio mi parve logico che un pesce avesse scambiato quel sentiero per un corso d'acqua navigabile !!
Come spiegare - peró - che fosse finito lí , lontano chilometri dal suo habitat , tra boschi e prati che inaridiscono per mesi ?
Per trovarmi una risposta , osservai piú da vicino .
Fu cosí che m'accorsi di cosa si trattasse .
Ad un passo da me , apparve parte del viso d'un uomo .
Rischiai di calpestarlo .
Naso occhi e fronte risaltavano come sassi tra la sabbia , mentre il resto , sepolto , s'intuiva appena .
Sentii uno sguardo intenso scrutarmi .
Non credo d'essermi molto spaventata .
Infatti - invece d'indietreggiare istintivamente - mi chinai verso il basso .
Quel paio d'occhi azzurri si delineó con piú chiarezza .
Poi , lentamente , anche il resto di quella faccia severa cominció ad affiorare .
La folta barba , grigia , non era intrisa di fango , non mostrava tracce di terriccio , sembrava repellere anche la polvere .
Emergendo , anche la pelle si autopuliva , acquistando un aspetto immacolato , radioso .
Della bocca scorsi soltanto il labbro inferiore , un po' tumefatto ed appesantito .
Forse una lunga vita sofferta l'aveva ridotto cosí .
« Chi sei ? » - mi chiese , in modo deciso ma non ineducato .
Risposi con poche parole .
Non mi dilungai in spiegazioni inopportune , ansiosa di poter essere io a rivolgere una domanda .
La curiositá m'imponeva di sapere non tanto chi fosse , ma cosa ci facesse lá dentro !
La sua risposta penso m'echeggerá nelle orecchie per sempre :
« Vivo qui per imparare : solo se ci caliamo nel nostro cammino possiamo capirlo , sapere dove porta , ...... anche tu dovresti fare lo stesso » .





  

giovedì 4 ottobre 2012

L'ARMADIO DI ELISA .










Non é l'unica persona che vive segregata in questo nostro mondo .
Se credo di doverne parlare qui , è perché la sua condizione offre elementi significativi per tutti .
Vi parrá una storia strana , ma sicuramente saprete riconoscere i significati che racchiude .
Io conosco appena questa persona di quasi 40 anni , di nome Elisa
D'aspetto ancora piacevole ed attraente , non presenta alcuna menomazione fisica , né turbe psichiche riconosciute dalla medicina moderna .
La sua caratteristica saliente è che non esce mai di casa .
Vive , da sola , in un monolocale alla periferia d'una cittá belga , dove l'hanno trasferita dopo la tragica morte dei genitori , avvenuta quand'era adolescente .
Non é prigioniera di nessuno , se non di sé stessa .
S'é ormai organizzata e non sente neppure il bisogno che qualcuno l'aiuti ad espletare le faccende domestiche   .
Una compiacente Ditta di Import-Export le consegna a domicilio tutti i prodotti che possano esserle di qualche utilitá .
Si sente - quindi - come se non le mancasse nulla !
Ogni mattina , dopo aver passato l'aspirapolvere e riordinato la kitchenette , altro non le resta da fare che dedicarsi al passatempo favorito.
Si rinchiude nell'armadio a " meditare " .
Ne ha eliminando i ripiani , e l'ha ripulito da altri ostacoli .
Cosí c'é posto per una comoda seggiola di vimini , che s'appoggia ad uno scatolone di medicinali , preso in un traliccio di metallo brunito , di cui non si capisce l'utilitá .
Lí dentro - una volta chiuse le due porte - l'oscuritá é totale .
Lei non riesce a scorgere i contorni delle proprie mani , né tantomeno d'altre parti del corpo .
Allora prova una sensazione meravigliosa , che la luce del giorno contrasterebbe .
Sogna , senza neppure socchiudere gli occhi .
Vola , ed il buio che la circonda , non nasconda nulla , é una distesa infinita di prati in fiore , un fiume impetuoso , da cui saltano salmoni innamorati  .
Si vede ai piedi calzature che camminano sulle nuvole senza sprofondare .
La bocca diventa una rosa incandescente , il sole l'ammira nel mezzo d'un lago gelato .
Quando il vento scompiglia i capelli , lunghi come funi tese tra alte montagne , sente il rumore suadente d'una cascata .
Si lascia ammaliare da quell'abisso nero , dal quale é facile lasciarsi assorbire .
Per altri sarebbe una sensazione angosciante , una prova psichica impossibile da superare .
Per Elisa é un ambiente conosciuto , un amico affettuoso , a cui s'affida sempre senza paura .
Forse ha scoperto quello che cerchiamo tutti , e non troviamo mai .
Mentre ci rincorriamo vorticosamente nel traffico d'una grande metropoli , lei si gode un paesaggio sempre nuovo e rassicurante , prova la gioia d'essere lontana milioni di chilometri dalle miserie ed aberrazioni d'una vita che non s'é scelta .
Sorride compiaciuta , mentre a noi verrebbe voglia d'urlare .....