Chi alberga inganni nel buio della propria dimora mentale, assilla il senso di vibrazioni dedite a contrastare affronti di sguardi arroganti.
Attribuisce logicitá a scintille di vento, dilatate banalitá del pensiero, vagabonde escursioni, che, contorte acrobazie, propellono in risonanza con segreti clandestini.
Inabissa, nel profondo di silenzi incantati, gemiti di rievocazioni ansiose e gesticolanti, infrange, in barriere luminose, preludi di torpori solitari.
Contrasta il benefico oscillare di equilibri eterni, sotterrandosi sotto il peso di struggenti ricordi.
Dimensioni eteree ne delimitano il territorio, oscillando invano, come altalene sospese in immaginosi paesaggi cosmici.
Nell'inconsistenza di ragioni demotivanti, attendono gli effetti di dialoghi elucubrati com impaccio, ignorando suggestioni lucenti che si staglino su orizzonti senza tempo.
Nell'infinito immenso, sospingono briciole di talento soporifero, per contrastare l'evolversi di virgulti consapevoli, aggrappati a candidi sentimenti.
Sequestrati dal proprio sguardo illusorio, s'aggrappano ai fremiti che li muovono incessantemente, e, come albero che metabolizzi asfalto per crescere oltre misura, rifuggono da arcane fatalitá, quando costruiscono geometrie che si perdono nel vuoto.
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