Complici intermittenze estenuanti silenziano quei connubi che la ragione intrattiene con i soliloqui radicati nelle praterie della mente.
Parlano l'idioma dei controsensi, si rivestono di sillabe adescate con semicerchi di inconsolabili dinamiche corrotte da ombre premature.
Quando trasbordano filari di aculei prominenti, ragguagliano il passo al vocabolario dei rifiuti e, cosí, snaturano parabole emotive, trasformandole in memorie angustianti.
Depravano parole adulandole in minuti recessi, boccheggiandole con cadenze aromatiche e fissioni di penombra raddolcita.
Smorzano fotogrammi e sonoritá furtive.
Provocano lacerazioni nei magazzini scuri, che racchiudono goffi pensieri appianati dalla sfoggio di sobbalzi proferiti da labili intemperie cerebrali.
Si nutrono di rantoli, dipingono echi smarriti su scene di cecitá e mutismo esasperante.
Strofinano lucentezza dentro l'incostanza di brividi alloggiati in veritá assopite, dove il fiato é condensato e grappoli di armonie inclinate ingannano le percezioni sensoriali.
Nel frangente che conduce all'atarassia, sottraggono cadenze all'incedere di tripudi immaginati ed avanguardie mimetiche come amnesie evasive e trasognate.
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