In una molecola di palpito infinito, cocenti presenze arpionano riflessi di stonate vibrazioni, divaricano irrealtá stantie, aggrappandosi ad aria dispersa fra lucciole e pizzi di pianeti avvelenati.
Come malesseri che ottenebrino il naturale decorso degli eventi, invadono immagini trasparenti ed ambigue, cospargendo d'ostilitá la gestualitá che inabissano.
Furibonde, ingannano le creazioni piú sensibili esalando irrequiete pantomime, spalmando contusioni audaci ed improbabili sul palinsesto traboccante di sotterfugi irriverenti.
In punta di piedi, sfilettano alfabeti indecifrabili, sminuzzano grappoli d'energia che sibila nella spuma infranta da capitomboli scivolati nella finzione di malesseri diffusi.
Prosperano al riparo della placenta, ma, poi, in siderali sogni dissolvono versi eccedenti e traiettorie d'esistenze, disegnando all'orizzonte elucubrazioni dissolte in sussulti imprendibili.
Ricorrono al manto del silenzio per discostare il respiro da ombre invadenti, evocano essenze in agguato stemperando sensualitá recondite all'interno di effigi iconoclastiche.
Nel loro moto espressivo, entrano spesso in contraddizione, travalicando il senso delle cose per affermare obliterazioni di sagacia nel contesto estroso che coltivano impunemente.
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