Cosmiche aritmìe irriverenti girovagano affrescando silenzi, straripano dove soffi eterei smisurano implicazioni e tentennamenti.
Percuotono cadenze agrodolci, preludi sottratti da sguardi ammorbiditi dai sensi.
Estenuano il mimetismo di chi s'interpreta sulla scena dei tripudi, in clandestino gioco elaborato di sotterfugi.
Accarezzano frivole lo schiumare intraprendente di remore e rimpianti.
Soffiano parole cupe che trascendono, brividi macerati, impilandoli, sbiechi, nello slancio verso la penombra.
Distillano dolcezza dall'etereo inflorescente d'irrisori incanti ed ardenti rimbalzi di crescite improvvisate.
Nell'amnesia evocata, che inducono sul muschio sgargiante e prelibato, flettono le eclissi sfilacciando l'enfasi scandita nel sottofodo tremulo di vertigini dilatate da allusioni martellate come lamiere e spasmi.
Accadono per squarciare la trasparenza sipida di parabole e nodi sistemati sul bordo degli attimi irruenti, che esaltano la farsa mistificata di virgulti, sgualciti dalle onde vibranti della mente.
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