L'eloquenza distillata, scandita in sordina e dispersa in menzogneri riflessi, imbelletta detriti che valichino sinuositá slegate, per sistemarsi comodamente nell'entroterra della mente.
Come annichilita malinconia, rannicchia l'odore del miraggio, disperdendolo nell'abbraccio catturato da lacrime premature ed abbaglianti nuvole che transitino forzate.
Rassetta e venera lastre di ghiaccio, intricati disegni che labbra ardenti imprimono sull'asfalto.
Provocazione contraffatta dall'audacia di fermenti evanescenti, gingilla pertugi mormorati, levigando il bacchettare di quei ricordi che assomigliano al sibilo del vento.
Esala essenze amalgamandone i sobbalzi, flette l'iride d'ombre stremate che percorrono il cosmo come lamenti concavi e disallineati.
Asseconda, esasperandola, la smania d'appartenere ad attimi imbrattati dall'amaro talamo, incatenati nella proiezione di scalpori frizzanti, ormeggiati sul mellifluo velluto di gesti scomposti, dove assorti attori di parabole titubanti stropicciano fossili interrogativi nel labirinto di cristallo scarmigliato.
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