È proprio nel giaciglio del letargo, che s'annidano agguati da capogiro, sobbalzi di respiri spasmodici, lo scalpore stropicciato d'asincroni mormorii e proiettili effervescenti, scorticati come urla spigolose.
Si coricano lí, nel talamo del dissenso, le supposizioni stremate, invase d'intenti, che saggiano lo spudorato appiglio rappreso intorno a bagliori di silenzio.
Nell'esigenza vibrante di fili amari sospesi al vento, tracimano smorfie concentriche ed irrequiete, umettando di sottigliezza i sussurri intraprendenti che indirizzano alla luna.
Tergiversando nei capricci della rugiada, frugano l'eccitazione mentale, alla ricerca di fiati flessuosi e sottomessi rintocchi di fervidi inganni naufragati.
Proiettano strali incolti sul deserto incrostato di livore, s'accovacciano, incatenandosi ad ogni trespolo irrequieto che dissolva i vapori della nebbia.
Ansimando di sensazioni mulinanti, scandiscono in sordina i pigmenti avvinghiati a collisioni distillate, e traslucide come neve sopraffatta dai flutti della pioggia.
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