Recitate avvenenze, intrighi di solfeggio, intarsiati minuziosamente da carezze di miele saturo ed approcci barattati all'attrazione dei sensi, scandiscono versi intraprendenti, svelando irriguardosi brandelli di sagome, ancestrali come il desiderio inconscio che tremula il velo delle impronte.
S'addensano in solchi assottigliati e fragili, vagano invadendo il territorio inanimato di gestualitá sbiadite, dove si tramutano in mura plagiate e longeve elucubrazioni.
S'impigliano, inadatte alla fuga che la vanitá ostenta, avvizzendo propositi di esibizioni estemporanee.
Inebriano barlumi dell'iride, riverberano proiezioni, sommosse per boicottare drappi che approdino in ibrido fruscio.
Nella parvenza che sminuisce sospiri di labbra caramellate, cercano di levigare un grido scivolato nella penombra, rispecchiano il nesso prodigo a mietere sillabe cruente e vezzi labili, confinati nell'esilio del crogiolo esistenziale.
Si fanno strada, sottovoce, come pulviscoli fioriti nell'effusione di calore ruvido, rimbalzando sulla luce ammainata dal suono sibilante d'enigmi sbriciolati dallo sguardo denso di chi trasforma in amaranti vapori, l'afflato di sgualcite movenze del pensiero.
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