Per chi ascende , una fune tesa puó salvare dal precipizio , ma impedisce di volare .
La condizione umana , sulla Terra , comporta spesso la presenza di difficoltá , che richiedono grande sforzo di sopportazione , e che soltanto un approccio positivo disinnesca , rendendole inoffensive .
Ma chi , invece d'una mano amica , o una parola di conforto , ricerca legami artificiali , che lo vincolino all'ambiente tranquillizzante dov'é nato , reprime grandi possibilitá d'avanzamento , sia morale che meramente fisico .
Arrotolandosi una corda al collo , crede di poter evitare ogni caduta , d'acquistare sicurezza .
In realtá , incatena la sua esistenza a circostanze , che dovrebbe utilizzare soltanto come vettore propulsivo .
Imprigiona la parte migliore di sé stesso , impedendole d'approfittare di disgrazie ed errori , per crescere forte e capace di raggiungere mete molto elevate .
L'illusoria salvezza a cui s'aggrappa é un macigno impossibile da trasportare ; invece di facilitare la scalata , ne costituisce un brusco freno .
La tragedia colpisce soprattutto chi ipoteca l'esistenza per evitarla .
Quando si scatena contro chi , non temendola , accetta la caduta come alternativa alla perdita di libertá , si rivela contrattempo di breve durata .
Assoggettarsi alle situazioni complicate , é parte integrante d'un processo salutare , molto piú che cercare scorciatoie ed antidoti artificiali , che distruggono la finalitá della sofferenza , trasformandola in compagnía sgradevole , ma inseparabile dal destino .
Chi abbandona la presa , si mette in condizione di volare , al contrario di chi , abbracciando una pietra o credendo di assicurarsi ad un cavo d'acciaio , si mantiene immobile ed in perenne terrore .
Messaggio psicografato il 2 di Marzo .
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