È nel buio di soffitte e cantine anguste, o in armadi vetusti mantenuti chiusi da secoli, che si incontrano i paesaggi nascosti di quando i nostri progenitori diventarono adulti.
Lá dentro, si rivivono i tempi in cui fiamme, sputate da fauci fetide di rettili giganteschi, venivano a stanarci, e l'olfatto era l'unico mezzo di soccorso a nostra disposizione.
Imparammo, proprio allora, ad usare la mente per catalogare ogni odore, e collegarlo alla memoria, in modo da poter rispondere adeguatamente ad ogni tipo di pericolo e minaccia.
Annusando ed immagazzinando sensazioni, creammo uno spazio personale per riflettere, dedurre e pensare a soluzioni efficaci.
Cosí, assecondando piú il "fiuto" che l'udito o altri sensi, progettavamo fughe tempestive ed ogni altro genere di attivazioni creative, ancor prima che fosse scrittto il primo capitolo della Storia.
Ancor oggi, pur impegnandoci a deodorare l'ambiente, camuffando ogni fragranza personale che fornisca identitá esclusiva, minuscole molecole possono ricondurci ai luoghi del destino, dove tutti finiscono per ritornare, prima o poi.
Basta un soffio minuto, o l'alito di due parole, la goccia d'un profumo o l'aroma di ginestre disperso dal vento, per srotolare la mappa del tempo, e permettere che la ricchezza d'informazioni evocate ci spiani il cammino per sempre.
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