Oltre la soglia del nostro udibile, minimamente percettibili nel marasma della memoria, le spirali visitratrici, composte di resistenza elastica e sinuosi rituali di lentezza, si ritrovano quando si rende necessario incominciare una nuova storia, cullandola nella dinamica che s'accende come pulviscolo d'incenso, direzionando fumo sempre verso il basso.
Si sistemano, allungandosi su materassi di gomma semi-sgonfi, prima di cercarsi in un abbraccio, invisibile se la nebbia s'addensa nella sfera floscia circostante.
Intricano puntini che s'accendono in successione, nella sequenza ritmica originata dove il cammino s'é interrotto bruscamente, dando l'impressione di sfumare, con il tocco delicato di pensieri mascherati, la luce che si snoda, arrapincandosi e scalciando sassi verso l'alto.
Rispondono, con trilli vivaci, a saluti sparsi sul terreno della mente, incamminando ogni evento emozionale verso la battaglia della sopravvivenza, che rende l'esistenza stimolante, degna dell'attenzione individuale e collettiva.
Con sguardo intelligente, osservano, scuotendosi, il moto ondulatorio che imprimono ai mondi, aiutandosi con corde, a trainare assi troppo larghe e pesanti per finire tra sacchetti di sabbia.
Ed, arrivando davanti al cancelletto che preclude l'accesso alla scala dei ricordi, declamano, con voce querula, che si ascende a gradi, prima dondolando appena, poi galleggiando senza peso, ed infine spiraleggiando incessantemente.
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