mercoledì 22 maggio 2019

PERDERE IL FILO...









Rileggere quanto appena scritto é come andare a cercare giocattoli in soffitta, ripristinare l'uso d'un bicchiere in mille pezzi, costruire di nuovo il villaggio spazzato via dall'uragano, implorare il ritorno di quanto scomparso all'orizzonte o nel chiarore della bruma estiva.
Parole che, in prima stesura, sembravano docili e remissive, a nostro totale servizio. rivelano adesso la volontá imperiosa d'evadere dalla prigione in cui credevamo d'averle sistemate per sempre.
Sono lí, in fila ordinata, ma fremono d'impazienza, sognano di saltare e correre via, il piú lontano possibile dalla nostra vista.
Sapevamo che mai ci sarebbero appartenute totalmente, da tempo sospettavamo della loro ambiguitá.
Eppure, selezionandole, abbiamo coltivato l'illusione che volessero collaborare, aiutando ad esprimere e spiegare quanto ci passava per la mente.
Ora -peró- rivelano intenzioni ben differenti da quelle a cui le avevamo destinate.
Si ribellano ansiose a quella memoria melensa di fatti e pensieri, per noi degni d'essere tramandati su carta, per loro soltanto un passatempo stucchevolmente letterario.
Decise a rinnegare ed offendere tutto il processo che le ha create, se potessero, ci annichilirebbero le dita per sempre, riducendo in macerie quei dizionari dove ne verificammo l'esistenza
Incattivite e stanche, chiedono ora d'essere lasciate in pace.
E cosí faccio, evitando di riconsiderare il significato di questo mio scritto.





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