Appena si esce dall'utero materno, nasce la necessitá impellente di ricorrere ai polmoni per immagazzinare aria da trasformare in veicolo di sussistenza.
Ecco, quindi, che ci si coinvolge in un pianto dirotto, che costituisce l'inevitabile forzatura del processo respiratorio appena avviato.
Una volta cresciuti, usufruendo di meccanismi biologici ormai indipendenti ad autosufficienti, si tende a trascurare la consapevolezza dei limiti della propria essenza, illudendosi d'essere privi di radici che vincolino al terreno.
E -cosí- si vive senza esistere, rifiutandosi di pilotare il vascello alla deriva, lasciandosi trascinare dall'inerzia.
Non coltivando alcun senso d'appartenenza, si viene travolti da eventi di cui non s'afferra il significato, finendo per identificarsi con l'angoscia d'un ambiente, che si reputa ostile ed insensibile.
Al contrario, se si crea casa affondandosi vigorosamente nel letamaio che ci accoglie, si afferma d'essere al centro di sé stessi, padroni della scala che da lí porta alle stelle, in grado di mantenersi sempre in controllo ed approfittare d'ogni opportunitá per trascendere.
Ruggendo al mondo, come leone intenzionato a non perdersi nemmeno un minuto del giorno.
Nessun commento:
Posta un commento