domenica 5 gennaio 2020

MANI DUTTILI CHE ACCAREZZANO ARCOBALENI














S'agghinda di silenzio, vagliando con dita scaltre ogni attimo che non sia consenziente, sorride ad opportunitá foriere di disagio ed angustie, sfoggia forme virtuose che obliterino il brontolio dei tuoni, chi sa trasformare la piú cocente sconfitta in trionfo inquestionabile e permanente.
Non cerca d'entusiasmare il coraggio che non gli appartiene, lascia ai sogni il piacere d'illudere mentendo.
Aspetta paziente che dal tramonto rinasca il giorno, non muta il volto alle stagioni, né aggiunge sapore salato alle nuvole nei pressi della luna, osserva, con occhi spenti, menzogne che girano come astri caduti in un bicchiere di velluto.
Nessuna perfidia puó rubare colore alla sua fermentazione intima, al diritto d'uno sguardo che, sottile, s'illumina di niente e si ripiega senza lasciare segno.
Il passo convinto di chi cammina sorvolando la polvere del tempo, utilizza il profumo d'un pianforte stonato per navigare emozioni intrappolate in lamenti, prima di destinarli al riciclaggio eterno.
Ostenta il petto nudo contro la logica di speranze che non decollano, semina ciclamini rassegnati in attesa del diluvio che li alimenti.
È nei segmenti di chi danza sulle ali del dolore, che il frastuono si dilata per trascrivere promesse piumate, trasformando respiri affannosi in mani duttili che accarezzano arcobaleni.



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