Prima di qualsiasi battaglia, lo stratega supremo ricerca nella sua memoria immagini che permettano la creazione di personaggi idonei a combatterla.
Nascono cosí strane presenze, eroi improbabili, a cui é riservato il ruolo d'affermarsi tra innumerevoli comprimari.
Ecco che, segni profondi lasciati da violenze ovoidali ed arabeschi disegnati in fretta, prolungano lo spessore di visi inclinati in attesa d'essere affrontati.
Li sorreggono strutture che, pur essendo asimmetriche alla base, si mantengono in equilibrio, erigendosi come antenne che trasmettano bollettini e segnali provocatori.
Avvolti in mantelli mimetici, grigi con sfumature verdastre, camminano lentamente, ricurvi come se cercassero tra l'erba il ciondolo smarrito dalla nonna il giorno del suo matrimonio, rumorosi quanto aggeggi meccanici lasciati alle intemperie da sempre.
Tutti gli eroi hanno un corpo stilizzato, costituito da un insieme di tubi, neri come gli scarponi ed i guanti che sono obbligati ad indossare.
Mostrano braccia lunghe e muscolose, quando le incrociano per sollevarsi da terra, ma preferiscono mantenersi camuffati all'ombra di vegetazione incontrastata, fino a che giunga l'ora di sfoderare gesti appresi in un giorno di carnevale.
E, se l'armatura dorata, a cui affidano la stravagante impresa di accompagnarli nel cammino tondo che riporta al punto di partenza, si dimostra un peso eccessivo, non riescono piú a nascondere tutta la stanchezza d'una saggezza spropositata.
È probabile che, allora, cadano a faccia ingiú, per masticare sabbia, nella speranza che si sciolga come neve, sentendosi ricoprire dalle goccioline salate che ombre immobili partoriscono al vento.
Ogni eroe sa che, l'ultima nota della composizione musicale a cui ha prestato orecchio, l'attende come il sonno nella sala color melagrana, dove, dietro pareti di cartone e trecce avvolte da un filo di lino, il sipario verde avvolge il busto di marmo, prima che venga svelato al pubblico osannante.
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