sabato 14 dicembre 2019

LA FABBRICA DI SALE








Qualsiasi popolo polverizzato in nuguli d'individualitá senza reciproca connessione, implode nella ricerca dell'aggregazione svanita.
Quindi, se viene a scarseggiare l'acqua che profuma di gelsomino e stuzzica l'appetito, dalle lusinghe di baci dimessi e sguardi impertinenti, non conviene rifugiarsi in grotta oscura, affidando alla solitudine la propria incolumitá.
Lá dentro, senza il conforto offerto da mani affrescate di curiosa invadenza, e l'ausilio di tastiere di fragola assaggiata all'ombra della luna, non si forgia nemmeno un briciolo di pensiero agghindato come ciocca di capelli soffici, vestiti d'un rosso piú sgargiante della stanchezza all'imbrunire.
Senza la compagnia di chi persegue la stessa meta, correre é esercizio instabile, che allontana nuvole grigie per accarezzare sogni di cioccolata.
Si respira con affanno, desiderando la lontananza di chi c'é accanto, ma, per cambiare rotta, non basta rivolgersi alle stelle che rigano l'alba, o lamentarsi del colore di parole sussurrate a stento.
È impossibile piacersi se si naufraga il cielo sull'asfalto, dedicandosi all'ascolto di suoni usciti dai programmi della gola in fiamme, ma incompatibili con la musica emessa da chi irriga campi con l'umore delle proprie lacrime.
Appendendosi a sé stessi, come foto sistemata su parete di cristallo o biancheria stinta in attesa d'un soffio che l'asciughi, non s'impara neppure a lucidare la follia, rassegnandosi, invece, a viaggiare su binari che puntano l'infinito, ma non sorpassano il silenzio e la tristezza della fabbrica di sale, dove acqua ed olio non si misceleranno mai.





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