giovedì 13 giugno 2013

GIBIMAH AL COSPETTO DI RIMBA .









Per molti anni , la scena fu sempre la stessa :
Rimba seduto all'ombra , appoggiato trasversalmente al tronco dell'albero , che rappresentava la dimora a sua disposizione , e dove perdeva lo sguardo assorto .
Quando si sollevava un po' di vento polveroso , il turbinio di parole uscite dalla sua bocca raggiungeva i rami piú bassi , che , oscillando , ne accompagnavano il ritmo .
Quell'uomo non si chiuse mai in un prezioso silenzio che nascondesse il mistero dei suoi propositi .
Elargí sempre , profusamente , consigli ed incoraggiamento a chi gli apparve di fronte , a qualunque ora del giorno o della notte .
Vestito di semplici panni - una sciarpa e pantaloni di cotone bianco intenso - che non riuscivano a consumarsi né ad ingiallire minimamente .
Sul petto , ben presenti , ostentati come stimmate , i segni dell'infanzia difficile e della totale assenza di vanitá .
In effetti , tutta la pelle del corpo , pur marchiato e soffrente , non subiva il logorio del tempo , non aggiungeva rughe alle pieghe naturali della sua fisionomia .
Pur confrontandosi con i problemi di tutti , Rimba era come un'Icona immutabile , appesa a quell'albero per il bene di chi venisse a consultarla .
Accoglieva tutti con un sorriso , che , peró , si trasformava in smorfia , al minimo accenno di ostentata devozione .
Cosí , molto spesso , passava bruscamente ad affrontare l'assunto che gli veniva sottoposto .






In un soffocante pomeriggio di Giugno , in un anno che il violento Monsone Orientale rese particolarmente torrido ed instabile , si presentó a Rimba una giovane donna , molto bella e sensuale .
Copriva appena il seno , e le cosce , con un Batik quasi trasparente , ma non avrebbe avuto difficoltá a spogliarsi completamente , avesse solo intuito che cosí le conveniva .
Figlia unica d'un commerciante di riso e caffé , dell'isola di Bali , Gibimah aveva intrapreso il viaggio fino a Giakarta da sola .
Stava attraversando un momento particolarmente difficile , che neppure le persone amiche dimostravano di comprendere .
Angustie e dubbi le perseguitavano il sonno , e , di giorno , si sentiva osteggiata anche da chi incontrava casualamente .
Dentro di sé , credeva di mantenere il segreto d'una situazione che , invece , era ormai chiara agli occhi del mondo .
Viveva con Netro , suo papá .
La mamma , Indah , all'estero , dopo aver ottenuto il divorzio , scomparve per sempre , non diede piú notizie di sé .
Cosí Gibimah riversó tutto il suo affetto su Netro , che le sembrava molto riconoscente ed affettuoso .
In realtá , lui conservava dentro di sé , ben dissimulato , il peso della vergogna
Sapeva , infatti , che lei si prostituiva in una Casa di Denpasar , a pochi metri dall'Aeroporto Internazionale .
Non l'avrebbe ammesso a nessuno , ma ci soffriva enormente .
Ne era venuto in modo singolare .
Per anni la figlia era riuscita , con tante menzogne ed un po' d'astuzia , a fargli credere che le sue assenze da casa fossere ampiamente giustificate .
Se non fosse arrivato , per passare le vacanze estive , un giovane francese , marito d'una loro cugina , probabilmente quella doppia vita si sarebbe salvaguardata e mantenuta .
Avvenne invece che , ad un cena tradizionale , organizzata in suo onore e che Gibimah disertó , l'ospite Jacques ammise d'aver notato una ragazza , straordinariamente somigliante a lei , nel bordello dove concluse la prima d'una lunga serie di serate d'eccessi .
Il sospetto si trasformó in conferma quando , su richiesta di Netro , tornó in quel posto e chiese di visionare tutte le ragazze disponibili .
Sotto l'effetto dell'alcol e di altre sostanze ancor piú allucinogene , il ragazzo , scelse d'esercitare un potere che nessuno poteva avergli conferito .
Smascheró abilmente la cugina .
Ottenne anche di portarsela a letto per la notte intera .
Il giorno dopo , sobrio ma non per questo piú lucido o meno crudele , contó tutto a Netro .
Gli provocó un pianto dirotto , che Jacques volle credere fosse un'emotiva forma di gratitudine nei suoi confronti !
Intanto Gibimah cadde nella piú profonda delle disperazioni .
Per mesi a fila , si recó , tutte le notti , nel salone dove , vestita d'un sarong di seta rosa , si mostrava a chi venisse a cercare compagnia .
Ogni volta - peró - che un uomo le allungava una mano per invitarla a seguirlo , Gibimah fuggiva via urlando ,  come se volessero violentarla .
Passó molto tempo - quasi un intero anno - prima che una vocina interiore , ricordandole della fama di Rimba , la spinse a partire per incontrarlo .
Viaggió su una nave affollatissima , per tre notti sul ponte superiore , cullata dal suono di tamburi a festa .
A Netro aveva detto che a Giakarta le era stato offerto un posto di assistente in un ufficio professionale .
Lui aveva finto di crederle , premurandosi di non imporle alcuna condizione , nemmeno quella d'un possibile ritorno .
Arrivó all'incontro con Rimba , senza un programma ben preciso , non sapendo cosa avrebbe fatto dopo averne ascoltate le sagge parole .
Non si stupí di quel suo sorriso luminoso , di quello sguardo penetrante .
Forse ne fraintese le intenzioni .
Ma , comunque , si sforzó di non credere che quell'uomo potesse desiderarla sessualmente .
Gli si rivolse come ad una donna amica o alla mamma che l'aveva abbandonata .
Abbassó gli occhi , fino a fissargli la punta delle dita dei piedi , soltanto dopo avere esclamato :
« Sono una prostituta ! »
Il sorriso e lo sguardo benevolo dal quale s'era sentita avvolgere , non si scomposero minimante per quelle parole .
Non aveva formulato una domanda , s'era solo presentata in modo sommario ed impreciso .
Eppure non disse altro , attendendo , nervosamente , una risposta .
Rimba non si mosse per lunghi minuti , tenne il libro blu inesorabilmente chiuso sulle ginocchia .
Come se stesse pensando che , lí , non avrebbe trovato parole degne da rivolgere a Gibimah .
In realtá , stava solo saggiando la pazienza della ragazza .
Quando fu certo che il messaggio di serenitá ed armonia , emanato senza proferire una parola , avesse prodotto l'effetto desiderato , si scosse dall'apparente torpore .
Appoggió un gomito al terreno , in modo da poter sfogliare le pagine , proteggendole dal vento .
Finse di cercare pigramente qualcosa , una frase appropriata che non si voleva lasciar trovare .
Per due volte richiuse la copertina , scuotendo la testa , come per confermare l'insuccesso di quella ricerca .
La ragazza assisteva alla scena accentuando , con le mani appoggiate sui fianchi , un'atteggiamento di sfida .
Ma , dentro di sé , sentiva crescere una gioia che mai aveva conosciuta prima .
L'attesa aiutó a stemperare sentimenti affiorati confusamente .
L'assurditá della provocazione di Rimba le restituí un'autostima persa da molto tempo .
Poi echeggiarono le parole lette attraverso la copertina blu , scandite lentamente :
« Il corpo della donna , come quello dell'uomo , é un indumento steso al vento ogni volta che il temporale lo bagna . Puó asciugarsi in un minuto o non seccarsi in una settimana . L'importante é non avere mai timore d'indossarlo e farne l'uso al quale é destinato » .
Non si puó sapere esattamente quale fosse il significato di quell'Allegoria .
Gibimah volle trovarci la giustificazione per un comportamento di cui non si vergognó mai piú .
Passó qualche settimana a Giakarta , alternando la sua presenza in un paio di locali esclusivi , dove si pratica la prostituzione , con attivitá d'assistenza ad anziani handicappati .
Ritornó poi a Bali , per riabbracciare Netro .
Ammise l'errore d'avergli mentito , escludendolo dalla sua intimitá .
Ma gli comunicó di volere continuare a fare la prostituta .
È , ora , una donna esemplare , una figlia premurosa ed amorevole , un'accompagnatrice sempre ben disposta ed allegra , una persona che non ha piú paura di sé stessa .












1 commento:

Anonimo ha detto...

leggo, rifletto..penso..medito
mondi paralleli...