venerdì 6 luglio 2012

IRIS & AURORA









Pur considerando Iris una bambina molto intelligente e precoce , i suoi genitori cercarono a lungo di mantenerla lontana dall'influsso di estranei e , principalmente , dei suoi coetanei .
Forse per evitarle un contatto diretto con la realtá , o per applicare il piú fedelmente possibile i concetti educativi Steineriani , decisero di trasferirsi in campagna , acquistando una casetta di difficile accesso , a pochi passi dalla sponda d'un laghetto prealpino , vicino al confine con la Svizzera .
Un luogo apparentemente idillico , incantato , mantenuto tale da  incomprensivi motivi logistici .
Per meno di 200.000€  fu possibile , nel 2008 , acquisire una proprietá enorme , costituita anche da decine di Ettari di bosco , abbandonato da secoli , tali da costituire uno scudo quasi impenetrabile . 
Curiosamente , soltanto a qualche chilometro di distanza , si trova una rinomata localitá turistica , dove la speculazione immobiliare ha portato conseguenze catastrofiche per l'ambiente e determinato l'esodo di molti che vi sono nati .
Lí , con gli stessi soldi , i genitori d'Iris , non sarebbero riusciti a comprare neppure un piccolo appartamento .
Ma , probabilmente , avrebbero potuto esercitare qualche attivitá lavorativa , invece d'essere costretti a penosi trasferimenti quotidiani .
Si mantennero impiegati a Milano , decidendo che , durante le loro lunghe assenze , della figlia si sarebbe occupata la nonna materna , rimasta vedova da poco tempo e desiderosa di rendersi utile , anche per distrarsi dal suo dolore .
Le piú grandi preoccupazioni furono di non fornire a Iris giocattoli commerciali , poco ecologici ed ergonomici , di privarla della presenza di specchi o televisori , e di non lasciare alla sua portata giornali o riviste , libri che non fossero stati scritti da Steiner o dai suoi seguaci .
A come lei avrebbe gestito la solitudine , nessuno pensó , nemmeno chi si trovó spesso a faticare per richiamare l'attenzione della nipotina .
Prima ancora d'imparare a leggere e scrivere , Iris credette di potersi riconoscersi istintivamente , pur non avendo mai vista la propria immagine riflessa da qualche parte .
Socchiudendo gli occhi , appariva spesso , come proiettata all'interno delle sue palpebre , una fotografia tridimensionale , che non le lasciava alcun dubbio riguardo a chi vi fosse raffigurato .
Sentiva dentro di sé che quella persona era il suo aspetto , e corrispondeva alle fattezze del viso che gli altri dovevano scorgere , quando le si avvicinavano .
Si convinse , cosí , d'essere una bambina bellissima , dotata di profondi occhi azzurri , d'una bocca sensuale ed un poco piegata all'ingiú , come per compensare l'aggressivitá d'un nasino abbastanza indipendente .
Per conoscere il colore e la consistenza dei suoi capelli ambrati e folti , che le coprivano le spalle , non doveva immaginarseli , bastava toccarseli , spostarne una ciocca fino a farla entrare nel campo visivo , o ammirare quei pochi lasciati ogni mattina sul cuscino del suo lettino .
Ma per Iris era piú semplice scrutare quella fotografia che le appariva ogni qual volta volesse .
Lí , i capelli , le coprivano tutto il corpo , come farebbe un vestitino lungo fino al ginocchio , ed assumevano una dimensione poco terrena , estranea anche se familiare .
Non avendo la possibilitá d'incontrare altri bambini , per trovarsi una compagna di giochi con cui condividere momenti felici o interessanti , a Iris non rimase che ricorrere a quella presenza immaginaria .
Le diede un nome differente dal suo .
La chiamó Aurora , perché , appena sveglia , se la vedeva davanti come il mattino che porta il primo Sole .
Appariva sempre quando Iris ne avesse bisogno , anche e soprattutto quando la nonna le fosse vicina , l'importunasse con le sue richieste , o la redarguisse per la sua apparente disobbedienza .
Allora , invece di far boccacce quando non vista , lasciava che fosse l'altra a farle apertamente , e se la rideva constatando come venisse ignorata .
Di certo questa complicitá portó a sentimenti di sincera amicizia .
Potremmo affermare che continuarono a crescere insieme , spalleggiadosi reciprocamente , sempre piú identificandosi una nell'altra .
Cosí avvenne fino ad un evento improvviso e sconvolgente .
La settimana dopo essere tornata da una breve vacanza al mare in compagnia dei genitori , Iris sentí l'irrefrenabile istinto di mettere in pratica , da sola , quei primi rudimenti di nuoto,  che l'erano stati appena insegnati .
Cosí , con la Luna Piena a rischiararle il cammino,  raggiunse il laghetto vicino a casa .
Arrivata , si tolse di corsa i vestiti , che lasció disordinatamente appesi ad un tronco obliquo , fece un paio di passi lenti nell'acqua bassa , prima di chinarsi in avanti , aprendo le braccia come ali d'una farfalla .
In quel momento si vide riflessa sulla superficie argentea che s'accingeva a raggiungere .
Ma , con grande stupore ,  non riuscí a riconoscersi .
La bambina che si trovó di fronte aveva connotati molto differenti da quelli che s'era sempre immaginati .
Non aveva il nasino né la bocca d'Aurora .
E gli occhi erano tanto scuri da sembrare pezzi di carbone .
I capelli , che aveva sciolto da dietro la nuca , risultavano inesistenti , o comunque incapaci d'apparire in quella penombra .
Non la proteggevano affatto come quel vestitino a cui s'era tanto affezionata .
Invece d'immergersi per provare a galleggiare , Iris pensó di scappare lontana da quell'incubo , correre nel bosco , dove la sua ombra non avrebbe potuto raggiungerla .
Ma si sentí presa , come se una mano le tenesse avvingata una caviglia , e l'attraesse verso il fondo .
Capí allora , per la prima volta , che proprio non si puó mai fuggire da sé stessi .





          

3 commenti:

MG ha detto...

Ma è tuo questo racconto?
Sia che lo sia, sia che no... molto bello nel per come è scritto e per ciò che lascia .... ;)

LED ha detto...

Mi si puó accusare di tanti misfatti , Marco , ma non di pubblicare materiale che non sia mio al 100% !!
Questo racconto , come tutti gli altri che appaiono qui , é frutto esclusivo della mia fantasia ... -.-"
Credo anch'io ( o almeno spero ) che " lasci qualcosa " in chi lo legga ; altrimenti sarebbe un'esercizio futile di cui non andrei certo fiera ... ;-P

MG ha detto...

Più che "lasciare qualcosa", nel caso specifico ho trovato perfetto ed originale il modo di "raccontare" ciò che anche io considero una verità:

"Capí allora , per la prima volta , che proprio non si puó mai fuggire da sé stessi ."

Quindi, per quanto mi riguarda, puoi andarne più che fiera ;)