lunedì 14 maggio 2012

PELLEDICAPRANERA .






Negli ultimi diecimila anni , sul pianeta Terra , l'aspetto d'un prato primaverile , adornato di fiori di molteplici varietá e colori , non dev'essere mutato di molto .
Abbiamo invaso quasi ogni angolo naturale , disseminando le nostre cattedrali dedicate al consumismo egoistico ed esteticamente monotono , ci siamo impegnati ad utilizzare materiali artificiali , anche dove si rivelano nocivi od inutili , ma , fortunatamente , qualche prato incolto é scappato alla nostra ingordigia , é stato risparmiato , almeno per ora .
Esistono vari metodi scientifici che possono rivelarci quale fosse l'ambiente abitato dai nostri antecessori dell'Era Neolitica , ma non ho bisogno di tale ausilio per verificare quanto giá so .
Mi basta socchiudere gli occhi , per ottenerne , dentro di me , la conferma .
Vedo scene di caccia , nelle quali uomini fieri , e giá consapevoli delle capacitá intellettive , da abbinare ad una considerevole forza fisica , si cimentano con entusiasmo e determinazione .
In quei gruppi non figurano donne , ma la mia memoria genetica , molto sviluppata , afferma che la loro presenza altrove , nelle campagne da coltivare o accanto al fuoco , nel tepore d'una capanna d'argilla o sotto un rudimentale porticato di legno , fosse fondamentale - perlomeno quanto lo é ai giorni nostri .
Archeologhi e studiosi di Etologia confermano la teoria che , le prime religioni che apparvero , fossero basate sul culto della Donna , sia per il suo ruolo di procreatrice , che per quello di compagna , con la quale costruire un agglomerato famigliare ed un'esistenza felice .
Qualsiasi elemento femminile appartenente ad una specie biologica , animale o meramente vegetale , costituiva , in quella cultura , l'oggetto d'una venerazione e rispetto , che non si riservava al corrispettivo maschile .
Nella parte centrale d'ogni capanna , su una specie di piccolo altare di pietra , si custodivano e veneravano statuette raffiguranti donne a gambe divaricate , considerate simboli d'un potere naturale , a cui , con devozione , si chiedeva il dono della maternitá .
Per testimoniare l'importanza della fertilitá si ricorreva , spesso , anche ad oggetti di forma fallica , ma questi venivano conservati all'aperto od occultati in un angolo , in modo da non interferire con il rituale d'adorazione della femminilitá .
Non si sa con certezza se , in quei tempi precedenti all'introduzione della comunicazione attraverso simboli o parole scritte , ci si chiamasse per nome proprio , o se la presenza di un'altro essere umano , venisse indicata con gesti e suoni gutturali .
È un dettaglio che mi permetto di trascurare qui .
" Pelledicapranera " definisce perfettamente , secondo me , il protagonista di questa storia .
Non si puó sapere esattamente da dove provenisse , né posso dirvi se la sua origine condizionasse il suo comportamento .
Si pensa che , come lui , molti emigrarono da regioni piú settentionali , caratterizzate da un clima poco gradevole , verso zone piú temperate , dove le risorse naturali favorivano l'esistenza e la procreazione .
Gli abitanti della Valle del Piacere se lo videro apparire un giorno , da solo , vestito pesantemente di pelli di capra consumate e smunte , cimeli d'una era glaciale , con la quale , lí , non si confrontavano da parecchie generazioni .
Notarono subito come non fosse piú un adolescente , ma non ancora un uomo completamente formato . D'aspetto aggraziato ed indifeso , con connotati fisici per nulla particolari , palesemente non costituiva alcuna minaccia .
Si sarebbe dovuto considerarlo attraente e simpatico .
Ma alcuni , reputati piú saggi , tra i quali un sacerdote , osservandolo con cura , s'accorsero di come non fosse in buone condizioni di salute  .
Scambiarono i segni della stanchezza provocata dal lungo viaggio , le conseguenze d'una occasionale aggressione , ed un leggero principio di malnutrizione , per sintomi di chissá quale malattia perniciosa .
Cosí scoraggiarono chiunque volesse approssimarlo , anche solo per curiositá .
Pelledicapranera , sentendosi ignorato , finse di non curarsi di loro .
Di conseguenza , girovagó un poco da quelle parti , senza avvicinarsi a nessuna capanna .
Cercó cibo ed una sistemazione per la notte .
Scorse , quasi immediatamente , cespugli di bacche commestibili , in una quantitá adeguata per sfamarsi , e , cosí , evitó di ricorrere al cumulo di resti di carne bovina , che avrebbe dovuto contendersi con un branco di cani poco ospitali .
Decise , poi , che , una caverna della montagna piú prossima , avrebbe offerto abbastanza rifugio e conforto  , almeno temporaneamente .
All'interno non trovó altro che molti sassi , di tutte le forme e dimensioni , ed un paio di ossa semi-nascoste , conficcate nel terreno e molto erose , forse dai denti aguzzi d'un animale predatore o , piú probabilmente , dall'inesorabile passare del tempo .
Sistematosi nella parte meno umida , quella che la luce del sole tardava ad abbandonare , s'addormentó , prima ancora che fosse completamente scuro .
La mattina seguente , invece di pensare ad iniziare la ricerca del cibo , sentí l'irrefrenabile bisogno di sedersi ad ammirare l'ambiente circostante .
Non trovandosi a piú d'un centinaio di metri dalle capanne costruite nella parte centrale della vallata , il masso prominente ubicato sopra l'entrata della caverna , si riveló una postazione ideale , per scorgere ogni dettaglio delle attivitá degli abitanti di quel villaggio .
Vide come s'affaccendassero costantemente , concedendosi pochi attimi di tregua .
Nessuno parve disturbato o s'irritó sentendosi osservato .
Pelledicapranera , in quell'occasione , si chiese come potessero non aver notato la sua presenza .
Pensó che fossero persone poco curiose , molto tolleranti , oltre che estremamente occupate .
Ma - dopo alcuni giorni - dovette arrendersi ad una realtá ben piú sgradevole .
Il sospetto che tutti parlottassero tra di loro , deridendolo a distanza , si confermó , quando si vide lanciare alcune pietre .
Un ragazzo grasso , seduto in compagnia di due giovani donne , molto avvenenti , attizzó un bastone e s'apprestó a scagliarlo in direzione dell'" intruso " .
In quei momenti , nessuno tentó di scoraggiare quell'atteggiamento dichiaratamente ostile , o s'allontanó dalla scena , disapprovando .
Piuttosto , tutti i presenti , in gruppo compatto , parvero contenti che qualcuno , finalmente , agisse . Pelledicapranera non comprese bene quali motivazioni potessero portare alla sua totale emarginazione . Sapeva di non aver abusato della pazienza di nessuno , né pensava minimamente di antagonizzarsi qualcuno . Non sfruttava quell'ambiente privilegiato dalla Natura , se non per procurarsi il minimo indispensabile per vivere , in modo che si rigenerasse facilmente e continuasse ad elargire cibo per tutti .
Aveva notato come , ogni mattina , molto presto , tutti gli uomini abbandonassero le donne , per andare lontano , a raggiungere animali da cacciare .
Si chiese se , in loro assenza , alcune giovani donne avrebbero potuto accogliere lui come un'amante , permettendogli d'inserire il suo sesso nel loro .
Si sarebbe trattato , semplicemente , di ripetere quello che vedeva spesso accadere , senza il minimo ritegno o pudore , in luoghi frequentati da tutti .
Ma , dopo essersi mostrato , un paio di volte , con dichiarata disponibilitá sessuale , ostentando il pene al massimo dell'erezione , ebbe la certezza che , anche se interessate , quelle donne tanto attraenti , non si sarebbero mai lasciate nemmeno toccare da lui , per timore di rappresaglie .
Capí , dagli sguardi che si vide rivolgere , che non sarebbe stata la popolazione maschile del villaggio a vendicarsi , ma , piuttosto , tutte quelle donne ingelosite , che si sarebbero sentite trascurate .
Cosí decise di scordarsi del villaggio e della Valle del Piacere .
Si ritiró nell'angolo piú buio della sua caverna .
D'allora uscí soltanto di notte , quando fosse sicuro di non essere visto .
Visse a lungo , dedicandosi esclusivamente ad un'occupazione , ben sapendo di non poterla condividere con nessuno dei suoi contemporanei .
Con una pietra appuntita , ed altre appositamente levigate , disegnó centinaia di figure femminili , una accanto all'altra , sulle pareti e la volta di quell'enorme grotta .
Ritrasse qualche ragazza del villaggio , verso la quale s'era sentito attratto , ma la maggior parte dei soggetti fu frutto esclusivo della sua fantasia .
Ad ognuna diede un nome - od almeno un simbolo che la differenziasse dalle altre - ad ognuna si dedicó devotamente , con tanta ammirazione ed anche sessalitá , quasi fosse di carne ed ossa .
Man mano che s'impratichí , aggiunse dettagli , colori , sfumature .
Creó un Gineceo di Pietra che nessun'altro occho umano vide mai .
Quando , ormai privo di forze e consumato da quell'attivitá incessante , s'accorse che niente di piú bello ed invitante si poteva disegnare , chiuse gli occhi soddisfatto , per assopirsi per sempre .
Ma Madre-Terra volle mantenerlo ancora sveglio per un po' , pensando di poterlo convincere a raffigurarla al centro di tutte le altre .
Un forte terremoto colpí la zona .
Le conseguenze furono piú drammatiche delle intenzioni .
Molte rocce non resistirono ai sussulti , che accompagnarono il boato , inviato per allertarlo .
Quella caverna si trasformó in una tomba .
Il suo corpo , ricoperto di detriti , da lembi di quella stessa pietra con cui aveva condiviso la vita e l'amore , riconobbe , in quell'ultimo abbraccio , il sapore fresco di tanti fiori di prato .




4 commenti:

Il Rompibloglioni ha detto...

La difficoltà d'essere capiti, l'emarginazione e l'ignoranza, questa storia raccontata tra caverne e primitivi, ritrae perfettamente i giorni nostri...
l'apparire senza l'essere e allontanare come "malato" tutto quello che non si conosce/capisce...
Bellissimo questo racconto, la fine con il ricongiungimento dell'uomo alla madre terra, è l'idea stessa dell'amore non corrisposto/consumato...
Grazie Carla, continua...
Baci

Patalice ha detto...

a parte avermi incantato debbo dire che sono d'accordo con le riflessioni che apporta questo post... il disagio del day by day quotidiano nell'amore è la poca corrispondenza che delle volte troviamo nello stesso!

ha detto...

Struggente... commovente... e lascia quel lieve senso di amaro in bocca che ti da tanto da riflettere...
Una triste favola, che, come ogni fiaba che si rispetti, insegna qualcosa.
Un forte abbraccio...

Nato Stanco ha detto...

bel racconto, proprio poco fa ho terminato una tela, dopo alcuni giorni di lavoro, stranamente mi sento molto soddisfatto del lavoro, come il tuo protagonista, spero che non mi crolli la casa in testa stanotte però ^__^