giovedì 3 ottobre 2019

CAROVANE DI DOLORE.








Il deserto é percorso da fiumi prosciugati, immense passatoie stese tra sassi roventi, ricoperte di residui di foglie carbonizzate e dove la sabbia é piú scura della notte.
Mancano d'acqua, ma, su di loro, scorre implacabile il flusso di disperati in cerca d'un mare amico, che li porti a sognare.
Interminabili carovane di dolore e alienazione, fame, monosillabi emessi in modo trafugato e stanco, pugni serrati, inutili rimpianti e perenne sonnolenza rannicchiata nei polmoni.
Vestiti lerci presi in prestito, litigando con chi si batte perché se ne credeva il proprietario.
Mani, annichilite quando scoperchiano lo sguardo, prima di depositarlo in un lenzuolo stropicciato e liso.
Carriole, stracolme d'un benessere che non appartiene mai a chi le spinge.
Soffi e sospiri rivolti al suolo, sembrano i rami secchi che l'albero non sopporta piú.
Si crede d'incanalarsi verso la speranza, ma, al primo posto di blocco, si sente un irresistibile peso al petto, si devono portare le dita alle labbra per emettere un tremulo singhiozzo, si prova il desiderio di liberarsi dalle proprie gambe e braccia.
Ed, invece d'urlare o piangere a dirotto, conviene convincersi a percorrere, a ritroso, il cammino della privazione.





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