giovedì 31 ottobre 2019

EROISMO MODERNO.








L'eroismo si puó manifestare in molteplici maniere ed occasioni, ma, fondamentalmente, consiste in cercare e trovare la direzione che porta all'illimitatezza, sfidando ogni improbabilitá.
Quindi -per affermarsi- deve quotidianamente considerare il profilarsi del reale, sullo sfondo del possibile, chiedendosi se, conformarsi ed ubbidire, costituisca un dovere, o un'aberrazione della propria funzione.
Ne consegue che, tracciare confini da infrangere eroicamente, é compito riservato a chi s'assume l'onere dell'incertezza creata dalla virtualitá.
Al contrario di quanto sia stato fatto credere per secoli, l'eroe é un calcolatore, che considera ogni sua mossa secondo criteri plausibili, attrezzandosi in modo da evitare di esporsi all'improbabile , minimizzando l'apporto di qualsiasi approssimazione.
Sa che nessuna previsione é infallibile, eppure imposta il comportamento prendendo in esame le condizioni in cui si deve estrinsecare, ed introducendo nell'equazione numerose variabili, ipotesi controfattuali, relative ad eventuali mutamenti delle componenti esistenziali.
Tale tipo d'approccio é estremamente raro nella societá a cui apparteniamo.
Non é infatti semplicemente acquisendo valenze conoscitive o astrattamente intellettuali, che s'assume caratura etica e morale d'estrema coerenza e profonditá.
Ecco, allora, che il disadattamento costituisce l'habitat dell'eroismo moderno, in assenza di altre componenti di richiamo e guida.





lunedì 28 ottobre 2019

REALTÁ IMMAGINATA







Pur se immersi in cupa tristezza, distilliamo ragguardevoli quantitá di gioia, proiettandoci davanti agli occhi immagini gradevoli, concependo strumenti artificiali, adatti a svellere le preoccupazioni che gravano l'esistenza terrena.
Cosí, frasi che udiamo, acquistano capacitá di penetrare la scorza coriacea della diffidenza infelice, sbuffi ed insulti, corrono come fiocchi di neve cullati dalle correnti d'aria, e bagliori d'amore, s'imprimono alla pelle como marchi indelebili.
Per effetto di consapevolezza indotta, la realtá immaginata si raggruma in noi, é dolce peso che frulla nel petto, trasformandoci in fascio d'energia luminosa, che s'irradia anche attraverso gli indumenti che indossiamo.
Germoglia apparentemente a nostra insaputa, poi continua a crescerci dentro per lunghi anni, dilatandosi a dismisura come pianta lussureggiante che usurpi spazio a dubbi e paure.
S'afferma ampliandosi, ma non dilania o squarcia.
Al contrario, riempie delicatamente tutto il luogo dove ansia e sofferenza si credevano sistemate, rendendo inutile qualsiasi pensiero, parola o atto.
Ci dissuade dal cercare altro nel cuore, o negli occhi di chi ci sta accanto, non c'é piú alcun vuoto da colmare con surrogati esistenziali.
La sua pretensione ci rende immensi ed invulnerabili.



sabato 26 ottobre 2019

IL SILENZIO BRULICA DI VITA...







La voce del silenzio é sempre stentorea e potente!
Mai sottomessa o timida, é gravida, completa, densa di mille significati, tutti emblematici ed edificanti.
Non funge da sterile sipario, come la cortina fumogena che s'erige per nascondersi da sé stessi.
Brulicando di vita, invia il suo ronzio in mille direzioni,  invadendo ogni anfratto dell'Universo.
Anche per chi ricorre alla competenza d'affinare scritti e comunicazioni verbali, sfrondandoli d'orpelli formali e stucchevoli modi di dire, risulta spesso problematico raggiungere l'essenzialitá, se s'affida all'usurante flusso delle pulsioni esistenziali.
Consideri, allora, come dentro le tubature del male le libertá piú profonde s'affermino, la serenitá consapevole si sistemi e proliferi, defluendo fino all'origine dei problemi. che disinnesca, agendo in religioso silenzio.
È proprio nella zona franca dove l'accesso di manierati cascami vociosi é categoricamnte proibito, lontano dal rumore caotico di chi irretisce atterrendo, che ci si puó ricomporre ed armonizzare, alimentando coscienza e sicurezza.
Opposte necessitá finiscono sempre per ricongiungersi sui fondali melmosi dove i suoni del giorno sono impercettibili, e regnano interludi di pace ovattata e taciturna.




domenica 20 ottobre 2019

INUMARE FRECCE...







La diretta corresponsione, che s'instaura tra l'ospite e l'ambiente che l'accoglie, costituisce base operativa di qualsiasi soddisfazione reciproca.
Non stupisca -quindi- constatare come le abitazioni ricambino l'affetto che ricevono, fornendo sensazioni gradevoli ed incontaminate ai propri occupanti, preservandone il benessere e l'affinitá d'intenti.
Il neonato, per sopravvivere, dipende dagli alimenti forniti da chi assuma la responsabilitá di nutrirlo.
Per gli alberi, é l'immanenza materna che combatte la sventura, presiedendo cicli fertili di danze e pantomine inscenate per onorare la foresta.
Chi accoglie l'invocazione delle fronde, sussurra energia amorosa in tutte le direzioni.
E, invece di sottrarre preziosi elementi, cosparge il terreno di doni ed attenzioni, in attesa d'inumare le frecce provenienti dagl'incroci della vita.



sabato 19 ottobre 2019

L'OMBRELLO.








Qualsiasi realtá terrena per costruirsi un'identitá si serve d'oggetti materiali, personificandoli fino a fornir loro connotati specifici, che s'imprimano nella mente.di chi ne venga in contatto.
Inestimabile é il ruolo dell'ombrello, catartico, in grado di mondarci l'ambiente da elementi nocivi e contaminazioni eteree.
Spesso, quando ci muoviamo affannosamente per vie fradice ed inclementi, c'attingono pensieri e sentimenti della pioggia, anche se siamo protetti dall'impatto diretto dei suoi goccioloni.
Timori, tristezze, delusioni inframezzate da rare speranze e distrazioni pervasive, originate dove le nuvole che le riflettono si riforniscono di munizioni, turbinano attorno, prima d'impigliarsi tra le pieghe del nostro essere.
Peró, la precaria luminositá del mondo circostante, assume colore, filtrandosi attraverso la tela che ostentiamo sopra la testa.
Appaiono, cosí, barlumi di tranquillitá, disagio e dolore si stemperano nel vento, ansie ed angosce si raccolgono al suolo, e, come le strade e le persone che le percorrono, diventano occasioni di pacata riflessione, frammenti sparsi, appena usciti dalla scatola dei sogni.



mercoledì 16 ottobre 2019

LA LINGUA BUSSA DOVE PUÒ...







È quando ci s'arrampica su se stessi senza lasciar traccia, avvitandosi in cerchi concentrici per nascondersi ai raggi indiscreti, che ci s'imbatte nel suono delle cicale stanche di molestarsi per non soccombere al ritmo degli eventi.
Conviene, allora, schivare gli stracci che sbatacchiano al vento, impigliandosi, uno con l'altro, con l'ardore di chi si sente imprigionato dietro lo steccato di sogni rimuginati, ma non spenti.
La lingua si stiracchia impertinente per uscire dal palato inospitale, va a bussare contro pneumatici consunti, ed assume il profilo impercettibilmente felino d'un veleno cieco e taciturno, mentre l'eco d'una foglia pallida ed avvizzita morde alle spalle, sbriciola risate in mille frammenti, s'immischia come fede incrollabile che inviti a volare oltre la vita.
È da questa presunzione deriva che, le mele, per non lasciarsi divorare dalla vergogna, si facciano
medicare dalle stelle della notte.






domenica 13 ottobre 2019

SCONCI PASSI DI DANZA







Uscendo improvvisamente da torpore suffragato d'inutili rituali, inventiamoci sconci passi di danza, auspicando all'aria di trasformarsi in macchina che corre, e rincorrendo, da bocca a bocca, la voce del destino.
La malavoglia si smobilita scartando involucri d'accidia imbronciata, e macinando chilometri di tragitto, in compagnia di soffici sfumature di tempo incommensurabile.
Lasciamoci precipitare nel vuoto, fiduciosi che i piedi rimbalzeranno su edifici e notizie prive d'alcuna consistenza.
Pur essendo soltanto componente di rilevante discontinuitá, un palpabile sollievo s'afferma dove il dominio vessatorio consente guizzi di speranza, e scie d'insofferenza si stemperano al cospetto d'insalutati ospiti.
Invece di disperarci constatando che impegno e travaglio non bastano per scavalcarlo, appoggiamoci teneramente al masso che sbarra il cammino.
Non spezziamoci la schiena per tentare di spostarlo.
Per emanare effetti e cicatrici di provata incorruttibilitá, diamo coraggio ad immagini di presagi sgargianti, canticchiamo manciate di languori irresistibili, e, nell'avvicendarsi degli accidenti, proteggiamoci dal flusso usurante dell'esistenza con ornamenti lucidi di fascino e spensierata freschezza.
Se si rimpicciolisce oltre misura, l'onda s'insinua negli anfratti della roccia, minandone, poco a poco, l'eccellenza.



martedì 8 ottobre 2019

IN GABBIE METALLICHE...







Per il coniglietto d'allevamento, chiuso in gabbia notte e giorno, una carotina non rappresenta certamente strumento di salvezza, offre soltanto qualche momento d'illusoria sazietá.
Allo stesso modo, formali strette-di-mano tra colleghi, il foglio stropicciato su cui appaiono delibere della riunione a cui nessuno ha presenziato, ed il protocollo del giorno ammaestrato dalla burocrazia, sono orpelli che nascondono progetti che non funzionano, cosmetici per la facciata d'edifici di fumo.
Si osservi come, in ogni campo di battaglia, proliferino sgargianti fiori artificiali, tra i quali pascolano branchi d'ippopotami imbalsamati, ingrassati dalla presunzione ed assetati d'ipocrisia.
Non conoscono il significato della spontaneitá, s'impongono di giostrare perennemente, come lancette impazzite d'orologi senza quadrante, distribuiscono a tutti documenti falsi, credendo, cosí, di sbarazzarsi dell'inganno, ed ottenere i privilegi che si destinano a saltimbanchi analfabeti.
Accorrono trafelati, ogni volta che c'é da vincere un gettone di presenza, se lo contendono con unghie e denti, emettendo un fracasso deforme, che strilla abusi al cervello di futuri discendenti ed all'udito di chi risponde ancora ad annunci trasmessi telefonicamente.




giovedì 3 ottobre 2019

CAROVANE DI DOLORE.








Il deserto é percorso da fiumi prosciugati, immense passatoie stese tra sassi roventi, ricoperte di residui di foglie carbonizzate e dove la sabbia é piú scura della notte.
Mancano d'acqua, ma, su di loro, scorre implacabile il flusso di disperati in cerca d'un mare amico, che li porti a sognare.
Interminabili carovane di dolore e alienazione, fame, monosillabi emessi in modo trafugato e stanco, pugni serrati, inutili rimpianti e perenne sonnolenza rannicchiata nei polmoni.
Vestiti lerci presi in prestito, litigando con chi si batte perché se ne credeva il proprietario.
Mani, annichilite quando scoperchiano lo sguardo, prima di depositarlo in un lenzuolo stropicciato e liso.
Carriole, stracolme d'un benessere che non appartiene mai a chi le spinge.
Soffi e sospiri rivolti al suolo, sembrano i rami secchi che l'albero non sopporta piú.
Si crede d'incanalarsi verso la speranza, ma, al primo posto di blocco, si sente un irresistibile peso al petto, si devono portare le dita alle labbra per emettere un tremulo singhiozzo, si prova il desiderio di liberarsi dalle proprie gambe e braccia.
Ed, invece d'urlare o piangere a dirotto, conviene convincersi a percorrere, a ritroso, il cammino della privazione.





martedì 1 ottobre 2019

SI CHIEDA AIUTO AL VENTO!










Sul lato opposto al giardino delle scorribande, é imperativo fermarsi e valutare la gerarchia invisibile dei sentieri impervi della vita.
Lí, in quella estesa landa accartocciata, ogni sussurro diverge per sfuggire dall'orbita del battito delle catastrofi naturali.
Ma, come bassorilievo disadorno e senza fascino, o viatico improvvisato, la ferocia latente s'abbatte sempre su chiunque le vada vicino.
Un'ondata dirompente accompagna allora, in rapida sequenza, le pupille che guizzano fino a portarsi fuori dal sistema solare.
Neppure dopo aver salvato un'intera scolaresca dall'autobus in fiamme, é concesso scavalcare la rete che separa dalla porticina angusta dell'armadio, dentro al quale si sogna d'aver pensato d'essere invincibili.
Si osserva -invece- come le minuscole gocce di rugiada si ostinino a ricoprire anche i petali piú incomprensibili e smunti, sfiorino le labbra aride di chi, abbandonato dal branco, gira in tondo, prima che la nebbia sommerga anche i bordi del campo adolescente.
Lo spazio cresce dove i solchi dell'acredine granitica diventano voragini ed inghiottono anche i meno docili sentimenti vegetali.
Ed il crepitio delle pagine consultate di fretta esplode in scenate, la cui trama non termina mai.
Quando diventa difficile distinguere dove finisca un sentiero, e ne inizi un altro, é meglio arrestarsi e chiedere aiuto al vento.